Innumerevoli sono stati i pregiudizi che hanno plasmato l’industria dell’alta moda nel corso dei decenni. Se prima la passerella era prevalentemente bianca, donna CIS e magrissima, oggi l’inclusività ha cambiato le carte in tavola, accettando modelle e modelli che qualche anno fa non avrebbero neanche potuto pensare di rappresentare marchi come Chanel, Louis Vuitton e Dior.
L’industria, tuttavia, è lontana dalla perfezione e, anzi, potrebbe presto ritrovarsi ad affrontare alcuni dei suoi vecchi demoni a causa dell’avvento della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale.
Gli stessi pregiudizi che sembravano cicatrici del passato, infatti, si ripresenteranno nei meccanismi più impliciti e subdoli della generazione automatica di immagini, una delle molteplici applicazioni di AI sempre più presente in ogni ambito artistico e professionale: si parla dei bias della tecnologia, preconcetti che pervadono i contenuti generati e che provengono direttamente dalla psicologia di chi ha programmato e addestrato il modello in questione.
Ciò che emerge è l’impossibilità di generare immagini prive di questo tipo di contaminazioni e capaci di riflettere la società nella sua totalità , come evidenziano numerose specialiste dell’industria tech.
“Riuscite a immaginare se tutti i bambini del mondo fossero cresciuti da uomini di 20 anni? Ecco come appare oggi la nostra IA. È costruita da un gruppo molto omogeneo” spiega Frida Polli, amministratore delegato di Pymetrics, in occasione del Fortune’s Most Powerful Women Next Generation Summit.
“In questa desolante rappresentazione del nostro futuro, decenni di lotte per i diritti civili e l’uguaglianza sono state cancellate in poche righe di codice“, dichiara, invece, Miriam Vogel, direttore esecutivo di EqualAI.
L’automatizzazione nel settore moda, dunque, porterà enormi vantaggi, tra cui una più semplice previsione delle tendenze, una facilitazione della gestione progettuale e una modernizzazione dei processi di produzione industriale, ma inietterà nel sistema fashion gli stessi germi che, per anni, ne hanno fatto un ambiente chiuso, crudele e bigotto.
Tutto potrebbe cambiare perché nulla cambi, fondamentalmente, sempre che il mondo della tecnologia non si apra a individui e prospettive differenti.