Si avvicinano inesorabili le giornate dedicate alle elezioni 2022, il risultato di un’instabilità governativa costante nel nostro paese ormai da anni. Tra controversie, agguati propagandistici tra partito e partito e fake news, questo settembre si avvia a una chiusura, momentaneamente definitiva, del nostro incerto circolo politico.
L’atto stesso del voto, quindi, è tornato a essere un argomento di discussione che ha coinvolto quasi ogni personalità del panorama italiano, da celebrità del mondo dello spettacolo a intellettuali, industriali fino ad arrivare alle icone dell’alta moda di nazionalità ed estrazione italiana.
Per primi Donatella Versace e Pierpaolo Piccioli (direttori creativi della maison Valentino) si rivolgono direttamente ai più giovani, grazie a un post di Instagram, e incitano al voto consapevole, “per proteggere i diritti acquisiti pensando al progresso e con un occhio al futuro” e “perché non dobbiamo arretrare di un millimetro sui diritti acquisiti ma soprattutto i tempi sono maturi per acquisirne di nuovi e fondamentali”. Per quanto non esplicitamente, Versace e Piccioli hanno espresso una posizione ben precisa, che li oppone a qualunque partito di destra al momento attivo nel nostro scenario politico: un invito il loro, quindi, a votare per chi possa garantire più diritti e tutelare le vittorie civili già avvenute in passato.
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Non deve sconvolgere una tale trasparenza in campo politico.
Secondo Martina Carone, consulente di YouTrend e docente di Analisi dei media all’Università di Padova, infatti: “C’è una profonda differenza tra case di moda e case di abbigliamento. Queste ultime si basano sul concetto di vendere prodotti prêt-à-porter, e non mettono mai in discussione il rapporto tra corpo e società. La moda, invece, è quel costrutto che vive in funzione della società in cui ci esprimiamo, ed è il modo attraverso cui ognuno di noi estrinseca nuove forme e nuovi linguaggi espressivi”.
Fondamentalmente la moda è sempre stata politica, come d’altronde ogni forma d’arte: dalle creazioni tartan di Vivienne Westwood ai completi da donna realizzati da Armani, fino, più recenti, alle giacche pro-aborto di Gucci, la fashion mondiale non si è mai tirata indietro dal commentario politico.
Inoltre, possibili ripercussioni su diritti civili e libertà di espressione potrebbero gravemente impattare sull’industria della moda e sui suoi componenti. Si tratta di un tema condiviso, come dimostrano i “likes” al posto di Versace e Piccioli, in cui possiamo trovare Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, Alessandro Dell’Acqua, Fausto Puglisi alla guida della Maison Roberto Cavalli, Silvia Venturini Fendi e poi del politico Alessandro Zan.
Anche la regina di Instagram, Chiara Ferragni, ha espresso un parere riguardo alle imminenti elezioni, rivolgendosi direttamente ai suoi oltre 27milioni di follower.
“Tanti diritti di cui oggi godiamo non sono un dono, ma una conquista” scrive in una storia. “E per quanto ci sembrino ovvi e scontati, possono essere messi in discussione, minacciati, ridotti, cancellati in qualsiasi momento. Il voto è uno dei pochi strumenti di cui disponiamo per proteggerli, per crearne di nuovi, per estenderli a chi oggi se li vede negati. E per decidere in che direzione debba andare il nostro Paese: se in avanti o indietro di decenni”. Chiara Ferragni conclude, infine, con un giudizio consapevole e provocatorio. “È una nostra responsabilità, e non votare significa solo delegare ad altri ciò che sta a noi decidere”.