Talvolta è molto difficile spiegare a qualcuno, soprattutto se di una generazione diversa, quanto un artista musicale significhi per noi. Se poi il musicista in questione è morto, ha abbandonato le scene da tempo o preferisce mantenere un basso profilo, trasmettere le sensazioni, il coinvolgimento e la passione per le sue performance e brani diventa un’impresa davvero ardua.
Per colmare questa distanza altrimenti incolmabile, interviene il cinema: il trend dei biopic musicali, infatti, dà la possibilità a chi non ha potuto viverle di esplorare ere della storia della musica indimenticabili, dallo scintillio raffinato dei primi decenni del 21esimo secolo fino alle trasgressioni e all’eccesso degli anni ’80.
In questo modo figure come quelle di Freddy Mercury e dei Queen, Elvis Presley, Judy Garland, Aretha Franklin, Billie Holliday e David Bowie diventano concrete e vicine al pubblico, tra chi già li conosceva e chi, invece, li scopriva per la prima volta.
Si tratta di lungometraggi di grande successo, come “Bohemian Rhapsody“, che nel 2018 incassò 900 milioni di dollari e vinse quattro premi Oscar: l’attore egiziano Rami Malek, nei panni dell’iconico e indimenticabile Freddy Mercury, ha conquistato il pubblico con un’interpretazione impeccabile, ma personale, che ha permesso di sbirciare all’interno di una figura immortale e apparentemente così distante da noi.
Più recenti sono, invece, i film dedicati a Elvis Presley (dal titolo “Elvis”, diretto da Baz Luhrmann e rilasciato nel 2022) e ad Aretha Franklin (“Respect”, diretto da Liesl Tommy e rilasciato nel 2021).