Durante la 75ª assemblea generale di Federalberghi, tenutasi a Merano, è tornato al centro del dibattito uno dei temi più caldi del settore turistico: l’esplosione dell’offerta ricettiva non alberghiera, in particolare attraverso le piattaforme di affitti brevi. Secondo i dati presentati dall’associazione, negli ultimi anni la capacità ricettiva complessiva in Italia è cresciuta di cinque volte. Tuttavia, la crescita degli hotel tradizionali è rimasta pressoché stabile, segno di un’espansione concentrata quasi esclusivamente sul fronte extra-alberghiero.
“Quello che stiamo osservando è un cambiamento strutturale del mercato – ha spiegato il presidente di Federalberghi –. Aumentano i posti letto, ma non quelli negli hotel. E questo pone interrogativi urgenti su concorrenza, regole e sostenibilità del settore.”
L’incremento degli affitti brevi, spesso gestiti in forma non imprenditoriale, ha sollevato preoccupazioni tra gli albergatori per via della percepita disparità normativa. Mentre gli hotel sono soggetti a una vasta gamma di obblighi fiscali, di sicurezza e qualità, molte strutture extra-alberghiere sembrano operare in un contesto regolatorio più sfumato. Il risultato? Una concorrenza che gli albergatori definiscono “sleale” e che, a loro dire, rischia di compromettere la qualità complessiva dell’offerta turistica italiana.
Nonostante le critiche, il fenomeno degli affitti brevi continua a incontrare il favore di una fetta sempre più ampia di viaggiatori, attratti dalla flessibilità, dai costi spesso più contenuti e dall’esperienza più autentica che molti associano a questo tipo di sistemazione.
Il dibattito si colloca in un momento in cui il turismo italiano vive una fase di forte ripresa post-pandemica. La sfida, per istituzioni e operatori, sarà trovare un equilibrio tra innovazione, concorrenza leale e tutela della qualità dell’accoglienza.