La cosiddetta fashion “halal”, termine che in arabo significa “lecito” e che viene utilizzato per indicare ciò che è permesso secondo le norme della legge islamica, nel settore del design e dell’abbigliamento si traduce in abbinamenti più conservatori, in cui le forme non sono accentuate o scompaiono del tutto e in cui il capo può essere (o meno) coperto.
Gli stereotipi occidentali hanno spesso dipinto questo tipo di moda come opprimente, una vera e propria violenza nei confronti delle donne musulmane, ma la Generazione Z e le nuove content creators che popolano le feed dei social media hanno gettato nuova luce su quella che è sempre stata una realtà nel migliore dei casi incompresa e, nella prospettiva peggiore, volutamente demonizzata.
Modeste, sì, ma non silenziose, sobrie, ma non omologate, e rispettose, ma non asservite: queste le donne simbolo della halal fashion, conosciuta anche con il nome di “modest fashion“, un fenomeno culturale avviato dalle donne musulmane, ma che sta coinvolgendo anche individui di altre fedi religiose, che rileggono il concetto di “modesty” a seconda del proprio background e delle proprie preferenze.
In Italia è Aya Mohamed, ragazza italiana di origini egiziane residente a Milano, a incarnare la modest fashion: conosciuta sui social con il nome di “Milanpyramid“, Aya è una fashion e beauty content creator che ha intessuto una solida rete di contatti e collaborazioni con grandi nomi del mondo della moda, come Gucci, Prada e Valentino.
“Ho cominciato perché volevo sensibilizzare le persone su tematiche che ho molto a cuore“, racconta. “Volevo dare una nuova immagine di ragazza musulmana velata. Sfortunatamente i mass media tradizionali non hanno fatto altro che perpetuare un’immagine delle donne musulmane molto negativa, e questa non mi apparteneva. Il mio obiettivo è sempre stato quello di rompere questo stereotipo e raccontare la mia storia”.
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Non soltanto bellezza, ma anche identità, un valore che troppo spesso viene associato al mondo della politica, ma che nella visione di Aya si traduce in attivismo, impegno sociale, celebrazione e riscoperta delle proprie radici; molti degli abiti sfoggiati da Milanpyramid, per esempio, provengono dall’armadio di sua madre, che la ragazza definisce elegante e romantico, perfetto per sperimentare con nuovi colori, forme e stile.
“Mi piace essere versatile e fluida nel mio stile. Sperimentare è divertente perché credo che l’essenza di una persona non si perda mai cambiando ciò che indossa”, spiega poi Aya. “Ormai facendo un giro sui social si trovano i contenuti di tantissime ragazze modest, ognuna con il suo stile. C’è chi si veste più gotica, chi y2k, chi invece ha un’estetica cottagecore oppure Parisienne. Penso non sia affatto difficile seguire le mode pur vestendo modest”.