Presso la Fondazione Magnani Rocca è in corso una mostra sul “Surrealismo e l’Italia”, dove sono esposte diverse opere di Lepri e capolavori di altri grandi surrealisti internazionali come Max Ernst, René Magritte, Salvador Dalì insieme ad esponenti italiani del movimento , tra cui Leonor Fini, Enrico Colombotto Rosso e Fabrizio Clerici.
Approda così a Parma una grande mostra sul surrealismo, in cui si celebra una delle avanguardie più longeve del Novecento, nella consapevolezza della rivoluzione della penna di André Breton che, esattamente un secolo fa, redigeva il Primo Manifesto sul Surrealismo, che segnerà la nascita fondamentale di un movimento radicale.
Nell’anno del centenario diverse istituzioni in Europa hanno deciso di omaggiare un momento chiave nella storia dell’arte occidentale e con loro la Fondazione Magnani-Rocca, che ha allestito nella Villa dei Capolavori a Mamiano di Traversetolo, una ricca raccolta di opere.
La mostra ‘Il Surrealismo e l’Italia’ è curata da Alice Ensabella, Alessandro Nigro e Stefano Rossi. Fa quasi da contrasto l’esposizione alle sale della Fondazione che ospitano opere di Monet, Cézanne, Tiziano, Durer e Burri. L’esposizione infatti, fa luce sulla genesi e l’evoluzione di quella che è stata una delle avanguardie chiave del XX secolo. Tra gli artisti in mostra Leonor Fini, Salvatore Dalì, René Magritte, Marcel Duchamp, Man Ray, Yves Tanguy, Giorgio De Chirico e il fratello Alberto Savinio, Enrico Bay, Fabrizio Clerici.
Il percorso espositivo si sviluppa in due grandi capitoli suddivisi in sezioni tematiche. Il primo intende presentare il surrealismo internazionale e il suo arrivo in Italia, mediato in un primo momento dall’opera di Giorgio De Chirico e Savinio di ritorno da Parigi negli anni Trenta, poi rappresentato attraverso le opere dei maestri del movimento storico, che risultano molto eterogenei dal punto di vista estetico e formale ( arte astratta e figurativa) e per la moltitudine di media utilizzati ( pittura, collage, assemblage, fotografia, ready made, objects trouvés). Qui vengono presentati importanti lavori di Magritte, Dalì, Man Ray, Ernst, Masson, Mirò, Tanguy, Duchamp, Matta, Lam oltre a De Chirico.
Il secondo capitolo si concentra sui maestri della scena surrealista italiana, a partire dagli anni Trenta, per esaminare le esigenze del gruppo francese, mettendone in luce l’originalità e l’indipendenza. Si delineano in Italia due tendenze principali. Da una parte la nascita di un gruppo che si ispira a pratiche artistiche nuove e che intrattiene rapporti con il gruppo francese, come è possibile vedere nelle opere di Sergio D’angelo e Enrico Baj; dall’altra compare un filone figurativo fantastico caratterizzato dalla produzione di opere visionarie a cui appartengono , tra gli altri, Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Stanislao Lepri, per i quali l’opera di De Chirico e del fratello Savinio fu capitale. Furono questi ultimi ad attrarre la critica internazionale, come dimostra la loro presenza nel numero monografico della rivista americana View, nel 1946, intitolato “Italian Surrealist”.
Un’attenzione particolare è poi conferita al contesto della diffusione del surrealismo in Italia, mettendo in luce gli attori e i luoghi che ne sono stati gli artefici, in particolare i galleristi.
La mostra alla Fondazione Magnani Rocca vuole invitare gli spettatori in un viaggio affascinante scoprendo un movimento che ha liberato l’inconscio, come ha fatto quello surrealista, e trasformato la percezione della realtà, offrendo nuove chiavi per interpretare arte e vita. L’esposizione vuole essere anche un importante spunto di riflessione su come l’automatismo psichico continui a influenzare il nostro presente. Citando Breton possiamo ammettere che “il meraviglioso è sempre bello e il bello sempre meraviglioso”.