Una coincidenza sfortunata o un segnale negativo per il mercato del lusso?
Questo è ciò che si sta chiedendo Christie’s in seguito all’enorme flop di una delle sue ultime aste online, dedicate a un paio di rarissime borse di Gucci, le Gucci Bamboo: già messe all’asta con una bassa stima di vendita, le bags sono riuscite a deludere le aspettative; anche la borsa più costosa della vendita, stimata per un valore compreso tra i 150.000 e i 200.000 euro, è stata venduta per 138.600 euro, commissioni incluse.
Il ricavo delle vendite andrà direttamente nelle casse dell’organizzazione di preservazione artistica e culturale Save Venice, dedita appunto alla tutela del patrimonio architettonico ed estetico del capoluogo veneto.
Preoccupa, dunque, questo basso interesse dimostrato negli articoli di lusso firmati Gucci, che sembra essere confermato e generalizzato dal forzato reset che Kering, colosso francese del lusso che possiede il marchio toscano, ha imposto al brand.
“L’asta di Gucci da Christie’s è stata un tentativo di convincere i consumatori che il valore di Gucci dura e non è transitorio e dipendente dalla moda di oggi”, ha spiegato a Bloomberg l’analista di Bernstein Luca Solca. “Le aste sono diventate uno strumento collaudato per migliorare l’immagine di marca”.