Il futuro dell’intelligenza artificiale è qui, e si chiama ChatGPT, acronimo per “Chat Generative Pre-trained Transformer“, nonché ultimo prototipo realizzato da OpenAI, l’organizzazione non-profit di ricerca sull’intelligenza artificiale che promuove lo sviluppo delle cosiddette AI amichevoli.
Robot intelligenti, il cui sviluppo rispetta specifiche ed equilibrate indicazioni, e che hanno l’obbiettivo di agire a vantaggio dell’umanità: robot creati da esseri umani per aiutare esseri umani e quindi simili, per modalità di ragionamento e comunicazione, ai loro creatori.
Questo è il caso di ChatGPT, che risponde agli input di sviluppatori e utenti attraverso un sistema di messaggistica, con una naturalezza paragonabile a quella di una conversazione tra esseri umani. Dietro a questo funzionamento rivoluzionario c’è un sofisticato sistema di machine learning, un processo di apprendimento digitale di ultima generazione, gestito da istruttori esperti e svoltosi, in questo caso, su cloud Azure di Microsoft.
Per usare ChatGPT è necessario connettersi a chat.openai.com per attivare gratuitamente un account e dunque scoprire le molteplici funzioni del bot, tra cui rispondere a domande anche fattuali, la correzione grammaticale, riassunti simili a quelli di un bambino delle elementari, traduzione di testi difficili in concetti semplici, linguaggio naturale per l’API OpenAI, traduzioni, creazione di codice, traduzione SQL, creazione di una tabella da un testo lungo, spiegare un pezzo di codice Python in un linguaggio comprensibile dall’uomo e molto altro ancora.
Una tecnologia innovativa, ma che non sta generando soltanto entusiasmo: le preoccupazioni per possibili applicazioni malevole di ChatGPT sono numerose e includono possibili truffe online o la creazione di utenti fittizi volti a danneggiare personalità del web, aziende o prodotti.
Per adesso, ChatGPT rimane una grande scoperta e sembra che il bot abbia ancora intenzione di imparare e migliorarsi, soprattutto per quanto riguarda la fluidità e la scorrevolezza dei suoi discorsi più complessi.
Ha dichiarato, infatti: “In definitiva, le cazzate di ChatGPT ci ricordano che il linguaggio è un pessimo surrogato del pensiero e della comprensione. Per quanto una frase possa sembrare fluida e coerente, sarà sempre soggetta a interpretazioni e fraintendimenti. E in un mondo in cui tutto è una cazzata scorrevole, ChatGPT non è che un’altra voce nel mucchio (e sì, anche il paragrafo che avete appena letto, nella sua versione originale, è stato scritto dal chatbot)”.