La crisi climatica mette alle strette anche le grandi città europee, dalla nostrana Venezia fino alla città di Amsterdam, capitale olandese che nell’immaginario comune si muove tra biciclette rosse, canali scintillanti e trasgressioni giovanili.
Proprio questa città, un pilastro culturale, storico ed economico, rischia di affondare nelle acque dell’Amstel, il fiume che ne attraversa le strade principali e che scorre tra l’Olanda meridionale (Zuid-Holland) e l’Olanda settentrionale (Noord-Holland). Un corso d’acqua così importante per la storia della città tanto da averle dato il nome (Amsterdam, infatti, unisce le parole “Amstel” e “dam”, che significa “diga”) e che ora rischia di diventare la sua rovina.
Gli edifici più antichi nel centro di Amsterdam si reggono grazie a un sistema di palafitte, composto da pali in legno di solito immersi completamente nel fiume Amstel; tuttavia, la siccità degli ultimi mesi ha implicato un significativo abbassamento del livello dell’acqua e, di conseguenza, ha esposto le palafitte agli agenti atmosferici e al caldo torrido dell’ultimo periodo estivo.
Ben presto funghi e agenti esterni hanno iniziato a consumare le fondamenta in legno, un fenomeno graduale di cui ci si è accorti troppo tardi: il Rijksmuseum, museo specializzato in arte olandese e asiatica situato nel centro della città di Amsterdam, sprofonda nelle acque dell’Amstel di 15 centimetri su un lato, mettendo in pericolo migliaia di opere di grande valore, tra cui capolavori realizzati da Van Gogh, Vermeer e Rembrandt.
Secondo il team di idrogeologi che sta studiando il fenomeno, tutti gli edifici costruiti prima del 1970 sono ad alto rischio di affondamento, poiché estremamente vulnerabili al fungo che sta infestando le palafitte della capitale olandese.
“Stiamo lavorando a un modello che ci permetta di mappare meglio gli edifici e capire dove intervenire. Attraverso dati specifici, che comprendono per esempio la presenza di alberi o no vicino alle costruzioni, potremo adottare azioni mirate per prevenire l’affondamento di questi palazzi”, ha dichiarato Gilles Erkens, ricercatore all’Istituto di ricerca Deltares sui Sistemi del sottosuolo e delle acque sotterranee all’Università di Utrecht.