Ogni fiaba si conclude con un lieto fine: il re ottiene la sua corona, il mostro è sconfitto e la strega si scioglie o scompare tra le fiamme, il regno ritorna alla pace e tutti vivono felici e contenti, dimenticandosi di ciò che è accaduto, del male che li ha consumati, e di ciò per cui hanno combattuto.
L’importante è che l’eroe vinca e che chi ascolta, alla fine, possa tirare un sospiro di sollievo, rassicurato da un mondo univoco, di nero e bianco, in cui neppure ci si chiede se ciò che stiamo ascoltando sia la verità o, piuttosto, una bugia articolata nei minimi dettagli.
La fiaba di Johnny Depp, tuttavia, uscito vincitore dallo scontro con una strega che nel web ha trovato boia, giuria e giudice, si è rivelata in tutte le sue menzogne: seimila pagine di documenti si oppongono al teatro multimediale che è stato il processo tra Amber Heard e Johnny Depp, dopo essere state rilasciate dal Tribunale della Virginia in seguito a una raccolta fondi volta a portare alla luce nuovi crimini ed errori commessi proprio dalla strega della nostra storia.
Strategie di manipolazione, foto modificate, registri medici falsificati, registrazioni false e segreti intimi, che non sarebbero mai dovuti emergere: dalla disfunzione erettile di Johnny Depp, al suo tentativo di convincere l’accusa a utilizzare revenge porn contro Amber Heard (da lui definita in più occasioni “una escort” o “una danzatrice esotica”) , fino a ferite e lividi creati con Photoshop, il re delle fiabe si trasforma in un orco malvagio, che i suoi fan rifiutano di vedere anche dopo queste scioccanti rivelazioni.
Raccapricciante una delle descrizioni emerse dai documenti, in questo caso presentati dai legali della Heard e non ammessi al processi, concentrata sulla violenza sessuale che l’attrice subì da parte del suo compagno.
“Sebbene il signor Depp preferirebbe non rivelare la sua condizione di disfunzione erettile, tale condizione è assolutamente rilevante per la violenza sessuale, inclusa la rabbia del signor Depp e l’uso di una bottiglia per violentare Amber Heard”.
Johnny Depp ha mentito sulle violenze subite (i suoi avvocati, in queste seimila pagine, spesso si riferiscono al fatto che il loro assistito non necessiti di consulenza psichiatrica, dato che gli abusi domestici non erano mai esistiti), ha mentito sulla violenza sessuale, ha mentito sulla propria condizione mentale e sulla sua condotta morale.
Non sorprende che lo stesso uomo che si era schierato a difesa di Marylin Manson e di Harvey Weinstein sia fatto della loro stessa pasta (dichiarati stupratori, molestatori e misogini), ma ciò che sorprende è il ribaltamento di una fiaba studiata a tavolino.
Ciò che rimane è la distruzione di Amber Heard e il marchio di mostro che non potrà mai scrollarsi di dosso.