L’epilogo del processo per diffamazione tra l’attore Johnny Depp e l’attrice Amber Heard sembra essere chiaro: il protagonista di Pirati di Caraibi nonché musa di Tim Burton riceverà dalla sua ex-moglie un risarcimento di 15 milioni di dollari e riuscirà a ristabilire la sua carriera, mentre Amber Heard, che ha già conquistato una nomea umiliante sul mondo del web, finirà nel dimenticatoio.
Il caso nasce da anni di violenze, segreti e abusi che hanno segnato il rapporto tra Depp e Heard, la quale, è stato dimostrato, era la principale carnefice in quella che era una vera e propria relazione tossica da manuale.
Amber Heard, cavalcando l’onda del movimento #MeToo, aveva accusato Johnny Depp di aggressioni fisiche e manipolazioni psicologiche e da questa falsa accusa è poi nata la causa appena conclusasi.
Ciò che resta di questo spezzato di spettacolo e cultura popolare sono gli effetti sul tema essenziale della violenza e delle testimonianze femminili: la colpevolezza innegabile della Heard è stata tristemente associata a una regola generale, secondo cui le donne mentono, esagerano e manipolano.
Mentre la misoginia diventa sempre più rampante, il tema delle violenze sugli uomini passa in secondo piano e il trauma subito da Johnny Depp viene lentamente dimenticato. Rimangono invece le reazioni del web, la continua semplificazione di questioni complesse, in cui il grigio diventa bianco e nero e, infine, la commistione letale di celebrità, ego e denaro.