È ufficiale: dopo un lungo sodalizio, Balmain e Olivier Rousteing hanno deciso di intraprendere strade separate. La maison francese – che vanta un patrimonio d’eccellenza nel mondo del lusso – ha annunciato che il designer lascerà il suo ruolo di direttore creativo dopo 14 anni alla guida del comparto stilistico.
Rousteing, nominato nel 2011 a soli 25 anni alla guida del marchio, ha guidato Balmain con una visione energica, fortemente interconnessa alla cultura pop, ai social network e all’inclusività, contribuendo a ridefinire il linguaggio estetico della maison.
Nel comunicato ufficiale, lo stilista ha espresso «profonda gratitudine» al team e definito Balmain come «la mia casa negli ultimi anni».
Il Ceo di Balmain, Matteo Sgarbossa, ha ringraziato Rousteing per il suo «contributo straordinario», sottolineando come la sua leadership abbia «ridefinito i confini della moda».
La separazione segna un momento di transizione per la maison, che dovrà ora individuare un successore in grado di portare avanti l’eredità creativa e al contempo interpretare nuove sfide: evoluzione del prodotto, internazionalizzazione, digitalizzazione e consolidamento della presenza globale.
Dal canto suo, Rousteing si apre a un nuovo capitolo della carriera, allontanandosi da una posizione di lungo termine per esplorare nuove possibilità creative.
Il contesto manageriale
La scelta di Sgarbossa (nominato Ceo della maison nel 2024) come leader del marchio prima della separazione creativa ha probabilmente segnato l’avvio di questa nuova fase. Un rinnovamento che sembra prevedere non solo la sostituzione dello stilista, ma una ridefinizione complessiva della strategia: prodotto, retail, comunicazione.
Un’eredità che resterà
Il periodo Rousteing-Balmain ha lasciato segni evidenti: dall’integrazione delle architetture del lusso parigino alla celebrazione della cultura popolare e globalizzata, dalla costruzione della cosiddetta “Balmain Army” all’uso strategico dei social media per dare visibilità internazionale al marchio.
Ora la domanda che molti operatori del settore si pongono è: in che direzione andrà Balmain? Quale sarà la firma creativa che raccoglierà il testimone e che saprà al tempo stesso rispettare l’eredità e guardare avanti?
In un mondo della moda che muta in fretta – tra richieste di autenticità, sostenibilità, engagement digitale e internazionalità – questo cambio di pagina per Balmain è più che un semplice cambio al vertice stilistico: è un segnale che anche le maison storiche devono sapersi rigenerare.


