Tra incertezze globali e strategie delle banche centrali, l’oro torna a dettare le regole della finanza mondiale.
Il fascino dell’oro non conosce crisi. Nel terzo trimestre del 2025, la domanda globale del metallo prezioso ha toccato livelli mai registrati prima, spinta da banche centrali e investitori alla ricerca di stabilità in un contesto geopolitico sempre più teso.
Secondo il World Gold Council, tra luglio e settembre la richiesta mondiale ha raggiunto 1.313 tonnellate, per un valore record di circa 146 miliardi di dollari. È un nuovo massimo che conferma quanto l’oro resti il bene rifugio per eccellenza, anche nell’era delle criptovalute e degli asset digitali.
Dietro questa corsa al metallo giallo si nasconde una miscela di fattori:
- Tensioni internazionali in Medio Oriente e Asia.
- Debolezza del dollaro, che rende più conveniente l’acquisto di oro.
- Aspettative di tassi d’interesse più bassi negli Stati Uniti, che spingono gli investitori verso asset non remunerativi ma stabili.
Le banche centrali, da parte loro, hanno continuato ad accumulare oro: nel trimestre si stimano oltre 220 tonnellate acquistate, il 10% in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Una strategia che riflette la volontà di diversificare le riserve e ridurre la dipendenza dal dollaro.
Dagli ETF ai lingotti: il ritorno al fisico
La domanda di investimento ha conosciuto un boom. Crescono gli acquisti di lingotti, monete e soprattutto ETF con copertura fisica, che registrano afflussi consistenti dopo mesi di volatilità sui mercati azionari.
Meno brillante, invece, la performance del settore della gioielleria, sceso del 23% a 419 tonnellate: segno che oggi l’oro non si mostra, si conserva. Anche la produzione mineraria è salita del 2%, mentre il riciclo ha registrato un +6%, contribuendo a un’offerta complessiva più solida.
Il prezzo spot dell’oro ha superato i 4.380 dollari l’oncia, un livello che racconta la sete di protezione degli investitori. “L’oro è tornato a essere un linguaggio di fiducia, più che un semplice asset”, commentano gli analisti del WGC.
Per molti, non è una bolla ma una trasformazione strutturale del mercato: il ritorno a un bene tangibile in un mondo finanziario sempre più virtuale.
Non è solo economia. L’oro è anche narrazione, status, identità. Dal collezionista asiatico al risparmiatore europeo, fino alle grandi banche centrali, il metallo giallo torna a essere il punto d’incontro tra prudenza e potere.
In tempi di incertezza, il suo messaggio è semplice ma intramontabile: quando tutto trema, l’oro resta fermo.


