Il Museo Villa Bassi Rathgeb presenta un’esposizione dal titolo “Leonor Fini e la collezione grafica Bassi Rathbeg. Segni e invenzioni dal Rinascimento al Novecento”.
La mostra è curata da Giovanni Bianchi, Raffaele Campion, Barbara Maria Savy e Federica Stevanin e dal 22 novembre al 15 marzo 2026 porterà nelle sale del Museo Villa Bassi Rathbeg un percorso che attraversa circa cinque secoli, dal Rinascimento alla seconda metà del Novecento, di cui da un lato fanno parte le 55 opere grafiche della collezione del Museo, donata dalla Vedova di Roberto Bassi Rathgeb, Isabella Hübsch, e dall’altro un corpus di lavori recentemente donati dall’ambasciatore Ugo Gabriele De Mohr, tra le più importanti donazioni fatte al Museo, comprendente 24 opere grafiche di Leonor Fini, 14 dipinti e disegni di Cesare Tallone e del figlio Guido.
La prima parte del percorso, nei suggestivi ambienti dell’ipogeo, si articola in sette sezioni tematiche, tra i disegni di maggior pregio lo ‘Studio per il piccolo Cupido dormiente’, recentemente restituito alla paternità di Bernardino Campi, maestro di Sofonisba Anguissola, il foglio con cinque levrieri, firmato da Giandomenico Tiepolo, due macabri capricci di scheletri produzione di Paolo Vincenzo Bonomini, e due progetti del periodo russo di Giacomo Quarenghi, rappresentante del disegno di architettura e interprete del neoclassicismo tra Settecento e Ottocento. Il percorso prosegue con una scena da ‘Il bravo’ di Francesco Hayez, massimo esponente del Romanticismo, tratta dal romanzo storico di James Fenimore Cooper, alcuni paesaggi di Giovanni Migliara e artisti contemporanei dell’ambiente lombardo, molto amati da Roberto Bassi Rathberg, e una sezione dedicata al ricco nucleo di acqueforti dell’olandese Adriaen van Ostade, autore di vivaci scene di genere. E ancora acqueforti tratte da disegni e dipinti di Tiziano, Jacopo Bassano, Guercino, Giuseppe Zais, Pietro Longhi; legato al tema dell’acqua, così importante per una realtà come Abano Terme è Il bagno delle ninfe firmato da Andrea Andreani, derivato dalla xilografia di Ugo da Carpi su disegno originale del Parmigianino.
La seconda parte del percorso, allestita nelle sale affrescate del piano nobile, è interamente dedicata a Leonor Fini e alle sue opere grafiche del Novecento, 24 lavori su carta tra fotolitografie e incisioni. L’artista, pur vicina ai Surrealisti, rimase sempre indipendente dalle correnti dominanti, trovando ispirazione nel manierismo italiano, nei fiamminghi, nel Romanticismo tedesco.
Grazie alla collaborazione con l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia, la mostra include anche il bozzetto di scena originale dell’Orfeo, eseguito dall’artista per l’atto unico di Roberto Lupi presentato nel 1951 al Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale. Una selezione di fotografie provenienti dagli stessi fondi archivistici della Biennale documenta l’attività di Leonor Fini come costumista dello spettacolo.

