Gli spazi del Mudec di Milano ospitano fino al 20 giugno prossimo una mostra intitolata “La metamorfosi della figura”, dedicata a Picasso e al rapporto che il grande artista spagnolo aveva con l’arte primitiva. Picasso non considerava primitiva l’arte che lo ispirava, che muoveva la sua mente creativa in un desiderio inarrestabile ad aprire nuove strade, nell’arte non vedeva un prima o un dopo, ma concepiva l’arte come un tutto senza tempo.
La mostra intitolata “Picasso. La metamorfosi della figura”, prodotta da 24 Ore Cultura- gruppo 24 Ore e promossa dal Comune di Milano-Cultura, con il contributo di Fondazione Deloitte, Institutional Partner e con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, chiude idealmente un lungo 2023 ricco di celebrazioni dedicate al 50esimo anniversario della morte dell’artista spagnolo, ripercorrendone la ricchissima produzione dalle opere giovanili a quelle più tarde, alla luce del suo amore per le fonti primigenie e per l’arte primitiva.
È fondamentale far conoscere al pubblico come Picasso abbia colto l’essenza e il significato dell’arte africana e l’abbia assimilata nella sua produzione per tutta la vita, dal 1906, anno assolutamente fondamentale per la sua arte, fino agli ultimi lavori degli anni Sessanta.
Con il ritorno al primitivismo intorno al 1925, l’artista trae gli strumenti del linguaggio plastico da esempi africani, ma anche provenienti dalla Spagna preromana, prende spunto anche dall’arte oceanica, da quella greca antica e da quella della Grecia classica,come nei vasi a figure nere.
Picasso inventa trasposizioni, rimodella figure dai volumi sproporzionati, in una metamorfosi costante delle figure stesse che molto spesso presentano una forte connotazione erotica e che contraddistingueranno l’evoluzione della sua pittura e scultura, in particolare, nei momenti di crisi sociale o personale.
Lungo tutta la propria carriera Picasso ha sottoposto la figura a un mutamento continuo e costante, scomponendola, ricomponendola, modificandone i connotati e i colori realistici, avviando una ricerca in grado di immortalare i soggetti in una condizione di eterno presente, andando oltre i canoni estetici e classici che ha dettato l’arte accademica.
La mostra si compone di un nucleo di dipinti, disegni e sculture provenienti dai più importanti musei europei dedicati all’artista, posti in dialogo con manufatti di arte africana e con opere di diversa provenienza, proponendo una riflessione sul rapporto tra Picasso e la sue fonti culturali che, attraverso i propri viaggi e grazie al fervore parigino, lo hanno certamente influenzato, l’antichità, il mito e la cultura africana.
Un particolare approfondimento è dedicato allo studio formale e al processo creativo che sono alla base dell’opera del 1907 Les damigelles d’Avignon, che prende spunto dalle fonti care all’artista, nonostante sia lontana dai precetti accademici.
Oltre a dipinti, sculture, 26 disegni e bozzetti preparatori ricordiamo il prezioso Quaderno n. 7 concesso dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso-Museo Casa natale di Malaga. L’esposizione termina con una sezione dedicata all’eredità lasciata da Picasso, nella quale sono esposte opere di artisti africani che tuttora si ispirano al maestro e alle sue ricerche formali.