L’Italia si conferma un’eccellenza globale nel turismo del gusto: secondo il recente Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2025, curato da Roberta Garibaldi (presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e docente all’Università di Bergamo), oltre la metà dei viaggiatori internazionali associa l’Italia a “cibo e vino” come motivazione principale del viaggio.
Analizzando i principali mercati esteri – Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Austria, Svizzera e Francia – emerge che la quota di turisti che viaggiano con motivazione enogastronomica varia tra il 60 % (UK) e il 74 % (Francia) nell’arco degli ultimi tre anni; un incremento significativo rispetto al 2016.
In particolare, “cibo e vino” vengono citati come motivo di viaggio dal 55 % dei tedeschi e svizzeri/austriaci e dal 54 % degli statunitensi. I francesi, invece, continuano a considerare in primo piano i monumenti storici (50 %).
Le mete preferite e i fattori attrattivi
Le regioni che maggiormente risaltano agli occhi dei turisti del gusto sono la Toscana (più di due terzi degli americani e dei francesi la indicano), la Sicilia (66 % dei francesi; 62 % degli americani), la Sardegna e la Puglia (63 % dei francesi in entrambi i casi).
Tra le destinazioni più evocate emergono anche il Chianti (fino al 41 % degli americani), l’Etna (40 % dei francesi), Montepulciano (42 % degli svizzeri) e la Food Valley in Emilia-Romagna (24 % degli americani).
I fattori che più incidono nella scelta della meta? Il paesaggio rurale (oltre l’80 % in tutti i mercati, picco dell’88 % in Francia) e la presenza di ristoranti locali (81 % in Francia, 79 % negli USA).
Verso nuove esperienze e nuovi strumenti
L’evoluzione del turismo enogastronomico non è solo numerica: oggi il viaggiatore ricerca una connessione autentica con il territorio, le persone, la storia dietro un piatto o un calice di vino. Secondo il Rapporto, il 21 % degli americani e il 18 % dei francesi già utilizzano piattaforme integrate con intelligenza artificiale per pianificare il viaggio; e molte imprese agricole italiane devono oggi adattarsi a nuovi linguaggi digitali (social, video, contenuti visuali).
La fascia di spesa media per un pasto tipico si colloca tra i 21 e i 60 euro nella maggioranza dei casi; per un tour in cantina con degustazione prevale la fascia 21-40 euro; mentre esperienze in acetaia o musei del gusto si collocano spesso sotto i 20 euro.
L’Italia appare dunque come una meta privilegiata del turismo enogastronomico internazionale, ma il Rapporto indica anche alcune criticità e punti su cui riflettere:
- La necessità di professionalizzare le competenze nelle micro-imprese agricole e artigiane, che costituiscono il cuore dell’offerta del gusto.
- Il ruolo cruciale della digitalizzazione e dell’uso dell’intelligenza artificiale: le imprese che non stanno al passo rischiano di “non esistere” nella mappa digitale del viaggio.
- Una maggiore attenzione alla qualità dell’esperienza, più che al mero numero di visitatori, e una valorizzazione dei territori meno noti affinché beneficino del turismo del gusto.
L’Italia conferma la propria forza come “destinazione del gusto” per viaggiatori stranieri: più del 50 % degli intervistati associa il Bel Paese a “cibo e vino”, e regioni come Toscana, Sicilia, Sardegna e Puglia riscuotono un consenso crescente. Ma la partita non è chiusa: innovazione, digitalizzazione, storytelling autentico e valorizzazione delle radici saranno i fattori determinanti per mantenere e rafforzare questa leadership.


