Il mercato italiano della moda – che si attesta intorno ai 12 miliardi di euro – continua a segnare contrazioni rispetto agli anni pre-pandemici: se nel 2019 si registrava un livello più elevato, nel 2025 la spesa totale risulta in calo dell’8,1% rispetto al 2019 e dell’1,4% rispetto al 2021.
Nonostante l’avvio dell’anno in terreno negativo, le previsioni indicano che per il biennio 2026-2027 potrebbe aprirsi una fase di timida ripresa: la stima è di una crescita dei consumi pari circa allo 0,9% nel 2026 e all’1,2% nel 2027, sostenuta anche da una moderata crescita dei prezzi, stimata intorno all’1%.
Il primo semestre del 2025 ha confermato un quadro debole: nonostante un lieve rimbalzo nei mesi di maggio-giugno (+2%), la spesa complessiva rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è calata (~-1,4%). Tra i segmenti maggiormente penalizzati si trovano l’abbigliamento maschile e la moda bambino, quest’ultima gravata anche dal contesto demografico sfavorevole.
Al contrario, il segmento femminile appare più stabile, grazie anche a una maggiore resilienza della domanda.
Tra i driver d’acquisto tornano a giocare un ruolo centrale la qualità e il “Made in Italy”, insieme a un’attenzione elevata verso le promozioni e alle offerte speciali: nella stagione autunno-inverno solo l’11% dei consumatori dichiara di non avere in programma acquisti, mentre il 66% è intenzionato a comprare.
Interessante la dinamica delle calzature e degli accessori: le sneaker trainano il comparto scarpe, e molti retailer ampliano l’offerta integrando borse e accessori per diversificare il proprio catalogo.
Sul fronte della sostenibilità, l’interesse dei consumatori resta elevato, ma in flessione: il requisito “green” nel prodotto non è più sufficiente se non accompagnato da un prezzo competitivo.
La filiera della moda italiana esce però con il fiato corto da questo periodo: secondo l’analisi del Confartigianato, nei primi otto mesi del 2025 la produzione di tessile-abbigliamento-pelli ha registrato una diminuzione del 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Contemporaneamente, il numero di imprese artigiane che hanno chiuso quotidianamente supera le dieci unità, evidenziando una situazione di forte stress strutturale nel comparto.
In tale contesto, la Federazione Moda Italia‑Confcommercio ha avanzato una serie di proposte per stimolare il rilancio dei consumi: tra le priorità, agevolazioni fiscali per acquisti nei negozi di prossimità di prodotti moda “made in UE” e sostenibili, Iva agevolata per il settore moda, nonché un contributo ambientale per spedizioni extra-UE sotto i 150 euro.
In conclusione, il settore moda in Italia si trova in una fase di transizione: lo stallo dei consumi è tuttora evidente, ma gli indicatori per il biennio 2026-27 suggeriscono l’avvio di una leggera ripresa. La sfida per il futuro sarà far leva su qualità, sostenibilità e filiera valorizzata per riportare il mercato verso i livelli antecedenti la crisi.


