Il Gruppo Prada ha annunciato ufficialmente l’acquisizione di Versace da Capri Holdings per una cifra pari a 1,375 miliardi di dollari in contanti (circa 1,2 miliardi di euro). La notizia è stata diffusa attraverso un comunicato stampa in cui si precisa che l’operazione dovrebbe essere finalizzata nella seconda metà del 2025, subordinata alle consuete approvazioni regolamentari.
Contrariamente alle indiscrezioni circolate negli ultimi mesi, l’accordo esclude il brand Jimmy Choo, che continuerà a far parte del portafoglio di Capri Holdings, il gruppo statunitense che controlla anche Michael Kors.
John D. Idol, presidente e CEO di Capri Holdings, ha commentato il passaggio di proprietà, sottolineando il lavoro svolto negli ultimi sei anni per rafforzare il posizionamento di Versace nel segmento del lusso, attraverso strategie focalizzate su prodotto, marketing e retail. Idol ha espresso fiducia nel fatto che Prada rappresenti il partner ideale per guidare Versace verso una nuova fase di sviluppo.
Anche Patrizio Bertelli, presidente e amministratore delegato del Gruppo Prada, ha accolto con entusiasmo l’ingresso di Versace, sottolineando la sintonia tra i due brand in termini di valori legati alla creatività e all’artigianato. L’obiettivo, ha spiegato, sarà quello di valorizzare l’identità forte di Versace, offrendo al contempo una solida base su cui costruire il futuro del marchio.
Andrea Guerra, CEO di Prada, ha definito l’acquisizione una tappa significativa nella crescita del gruppo milanese, che arricchisce il proprio portafoglio con un marchio iconico e complementare. Guerra ha ribadito che, sebbene la trasformazione richiederà tempo e rigore, le basi organizzative e strategiche di Prada sono oggi particolarmente solide, grazie anche alla ristrutturazione interna e alla performance positiva registrata nell’ultimo periodo.
Le trattative e gli ostacoli
L’accordo giunge dopo mesi di trattative segnate da diversi ostacoli, tra cui le fluttuazioni sul prezzo della cessione – che, secondo diverse fonti, sarebbe passato da un’iniziale valutazione di 1,8 miliardi a una più contenuta intorno al miliardo – e le difficoltà legate all’instabilità dei mercati globali, acuite dai dazi introdotti dall’amministrazione Trump. Solo il recente annuncio di una sospensione temporanea delle tariffe ha riportato un po’ di fiducia sui mercati, favorendo la chiusura dell’intesa.
I primi segnali di dismissione di Versace da parte di Capri Holdings erano emersi già a dicembre scorso, a seguito del fallimento dell’acquisizione da parte di Tapestry, bloccata dalla Federal Trade Commission per timori legati a una potenziale concentrazione eccessiva nel mercato del lusso accessibile. Dopo l’insuccesso dell’operazione e in un contesto economico difficile – con un calo del 16,4% nei ricavi trimestrali, pari a circa 930 milioni di euro – il gruppo americano ha deciso di ridefinire le sue priorità, puntando su Michael Kors.
Tra i possibili acquirenti inizialmente circolavano i nomi di Exor e del gruppo francese Kering, ma alla fine è stata Prada ad avere la meglio. Il gruppo italiano, infatti, si è distinto nel panorama del lusso nel 2024, registrando una performance eccezionale anche grazie al boom di Miu Miu, che in soli tre anni ha più che raddoppiato il proprio fatturato, superando il miliardo di euro.
Fonti vicine al dossier hanno riferito che, nei mesi precedenti all’accordo, l’AD Andrea Guerra e Lorenzo Bertelli (direttore marketing e figlio dei fondatori del gruppo) si sarebbero recati a New York per incontri riservati con Capri Holdings, presumibilmente legati proprio a questa operazione.
I dubbi degli analisti
Nonostante l’ottimismo da parte dei vertici Prada, alcuni analisti avevano inizialmente espresso perplessità sull’operazione. I dubbi principali riguardavano l’impegno necessario per rilanciare un marchio come Versace e il rischio di distrazione rispetto al momento favorevole che Prada stava vivendo. Tuttavia, la possibilità di acquisire solo Versace – escludendo Jimmy Choo – e a un prezzo inferiore rispetto alle stime iniziali, è stata vista da alcuni osservatori come un fattore mitigante del rischio.
Equita, in un report recente, aveva infatti sottolineato che, pur giudicando l’operazione impegnativa, la concentrazione esclusiva su Versace e le condizioni economiche più favorevoli avrebbero potuto rendere l’acquisizione più sostenibile e strategicamente sensata.
Al momento, sebbene l’accordo sia stato confermato, non si esclude la possibilità di ulteriori slittamenti nei tempi o, in casi estremi, una revisione del deal.