A 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo, palazzo Reale di Milano dedica una mostra, aperta fino al 30 giugno, a due maestri di questo movimento, ponendoli a confronto. L’esposizione è intitolata “Cézanne /Renoir” e i due artisti sono Paul Cézanne e Pierre Auguste Renoir.
Promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta da Palazzo Reale, Musée d’Orsay e Musée de l’Orangerie e Skira Arte, l’esposizione è curata da Cecilia Girardeau, conservatrice al Musée de l’Orangerie di Parigi, e Stefano Zuffi, storico dell’arte, con la collaborazione di Alice Marsal, responsabile degli archivi e della documentazione al Musée de l’Orangerie.
Questa mostra è un caleidoscopio di idee, di riflessioni e di stimoli in quanto, oltre a farci penetrare nell’arte di Cézanne e di Renoir, consentirà di approfondire le loro somiglianze e differenze, le loro ben diverse condizioni socio-economiche che avranno un ruolo non secondario nelle loro opere, gli sviluppi a volte paralleli, a volte discordanti, del loro cammino artistico, le diversità di carattere e temperamento, i debiti che ebbero con la tradizione ma anche l’eredità che lasciarono alle avanguardie del Novecento.
Tra le fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Pierre Auguste Renoir e Paul Cézanne tracciano due solchi diversi, ma egualmente indelebili nell’alveo della pittura moderna.
Renoir intraprende l’avventura dell’impressionismo, in cui la linea cede il passo alla pennellata, al colore e alla luce. Il secondo apre una nuova via in direzione di forme sintetiche e ritmiche. Tra i due si instaura un legame di amicizia e di ammirazione reciproca, alimentata dagli interrogativi comuni, dalla medesima volontà di ricerca sull’essenza delle cose e delle persone e l’interesse condiviso per alcuni soggetti, come la natura morta, il paesaggio, il ritratto, il nudo . Tutto ciò ha fatto sì che le loro strade, per quanto diverse, si siano spesso incrociate. I due artisti hanno avuto d’altronde in comune un certo numero di collezionisti e mercanti visionari, che li hanno aiutati a farsi un nome nel mercato dell’arte, quali Victor Chocquet, Ambroise Vollard, Alberto Barnes e Paul Guillaume e la moglie Juliette Lacaze, detta Domenica, di cui il Musée d’Orsay conserva la collezione.
Il dialogo tra l’opera di Cézanne e quella di Renoir costituisce la naturale estensione dello scambio intrapreso dai due artisti nell’atelier del pittore Charles Gleyre all’inizio delle rispettive carriere. Le loro affinità elettive si manifestano già negli anni Settanta dell’Ottocento, al Café de la Nouvelle Athènes, in occasione della loro comune partecipazione alle mostre impressioniste. Nonostante il progressivo allontanamento di Cézanne dalla scena parigina, i due artisti continuarono a frequentarsi; nell’ultimo ventennio dell’Ottocento Renoir sarà più volte ospite del maestro nella sua dimora ad Aix -en-Provence.
Anche se la loro ricerca è accomunata dal tentativo di riattualizzare il classicismo, tuttavia li conduce verso soluzioni diverse. La calda espressività di Renoir si scontra con la precisione analitica del maestro del cubismo.
Alla sensualità delle pesche succose e vellutate di Renoir, alle sue fragole rosse e pere rosee, disposte su soffici tovaglie, fanno da contrappunto i frutti gialli e sodi che Cézanne contorna di nero e colloca su tavoli spogli dagli spigoli netti.
I nudi voluttuosi e distesi di Renoir contrastano con quelli muscolosi e virili di Cèzanne. I ritratti di Renoir comunicano un’atmosfera di dolcezza e serenità, quelli di Cèzanne appaiono distanti, raramente sorridenti, talvolta astratti. L’uno ha il genio del colore e delle curve, della luce e dell’evanescenza, l’altro il senso degli angoli, dei contorni e delle nervature.
Nonostante queste differenze Cézanne e Renoir sono considerati gli antesignani delle avanguardie artistiche del Novecento, avendo aperto la strada a Picasso, Derain e Matisse.
Cinquantadue capolavori in mostra sono capaci di offrire uno spaccato del lavoro dei due artisti, dalle prime tele degli anni Settanta dell’Ottocento alle prove più mature dei primi del Novecento, riuniti dal mercante d’arte Paul Guillaume, conservati all’Orangerie di Parigi affiancati da opere provenienti dal Musée d’Orsay e da due tele di Picasso.