A tre mesi dal suo 90esimo compleanno, Giorgio Armani non esclude cambiamenti per il suo gruppo una volta che non ne sarà più al comando: un’aggregazione con un marchio concorrente o la quotazione in Borsa.
“Non prevedo al momento un’acquisizione da parte di un grande conglomerato del lusso, ma come ho detto non voglio escludere nulla a priori perché sarebbe un comportamento non imprenditoriale”, ha spiegato lo stilista. “La quotazione non è qualcosa che abbiamo discusso, ma è un’opzione che potrebbe essere considerata, auspicabilmente in un lontano futuro”, ha aggiunto.
Sebbene non si schieri apertamente a favore di alcun grande colosso del lusso, si tratta comunque di una apertura importante per Giorgio Armani, il quale ha sempre difeso l’indipendenza della propria azienda e ha escluso una fusione, soprattutto con i gruppi francesi. Bloomberg ha ipotizzato anche il valore della Giorgio Armani in caso appunto di cessione o scorporo. Ebbene, Bloomberg Intelligence stima un prezzo di 8-10 miliardi di euro. L’ultimo bilancio disponibile del gruppo Armani è al 2022: i ricavi netti in quell’esercizio fiscale sono ammontati a 2,35 miliardi di ricavi netti ( in crescita del 16,5% rispetto all’anno precedente) ed Ebit è stato pari a 202,5 milioni di euro, in crescita del 30% rispetto al 2021.
“La mia speranza – ha concluso – è sempre che la moda italiana rimanga un simbolo non solo di immagine ma anche di operosità e artigianalità. Se c’è una caratteristica che ci definisce come italiani, è la capacità di adattamento”.