Il rapporto “China Luxury Report” di Bain & Company parla chiaro: le vendite personali di lusso in Cina hanno subito una contrazione del 10% nel 2022. Ma, nonostante ciò, si prevede un ritorno di condizioni positive entro la fine del primo trimestre del 2023.
Numeri fortemente legati all’andamento della pandemia da Covid-19, che hanno ostacolato lo shopping cinese. Anche il calo del mercato immobiliare, l’aumento della disoccupazione e i timori legati alla pandemia hanno indebolito il sentiment dei consumatori.
Tutte le categorie del lusso sono state colpite, seppur in misura diversa. Il beauty di lusso – che vanta un grado di penetrazione dei canali online pari al 50% – ha subito una contrazione “solo” del 6%. Il mercato degli orologi ha registrato invece il calo più marcato, con un crollo delle vendite del 20%-25% rispetto all’anno precedente. Le categorie moda e lifestyle sono calate del 15%-20%, mentre gioielleria e la pelletteria hanno registrato una performance leggermente migliore, con una contrazione del 10%-15%.
“Nonostante la maggior parte dei brand in Cina abbia registrato un calo nel 2022 a causa delle condizioni difficili, altri sono cresciuti grazie a tre fattori vincenti: la dimensione, l’imprinting iconico e la maggiore concentrazione sui very important clients”, ha spiegato Claudia D’Arpizio, senior partner e responsabile globale moda & lusso di Bain & Company.
“Dalla chiusura delle frontiere cinesi nel 2020, la maggior parte dei brand non ha cercato di armonizzare i prezzi tra la Cina e il resto del mondo. Solo pochi marchi hanno mantenuto strategie di prezzo globali durante gli anni della pandemia. Il gap di prezzo per le calzature è stato significativo (25%-35%), mentre gioielli e orologi – ha concluso Federica Levato, senior partner e EMEA Leader Moda & Lusso di Bain & Company – sono stati meno impattati, poiché molti di questi marchi hanno adottato strategie di prezzo globali anni fa e le hanno mantenute, nonostante la chiusura delle frontiere”.