Resiste alla frenesia dei trend virali il Y2K, ormai parte della mainstream culture e influenza principale per l’alta moda. Per quanto la Generazione Z sia esperta e fautrice di questa nuova corrente, il resto del mondo fatica, forse, a comprendere il perché dietro alla filosofia del Y2K, che può sembrare un’accozzaglia di riferimenti a film e serie televisive di più di un decennio fa oppure una semplice imitazione di ciò che era considerato trendy durante i primi anni del 2000.
Alla base di questo movimento estetico c’è un rapporto di cura nostalgica tra le icone di un passato ancora recente e la voglia di reinventarsi e di identificarsi che rappresenta la linfa vitale dei social media: tra le ispirazioni principali di questa subculture, per esempio, le stilosissime Bratz, le protagoniste di film come Mean Girls, Clueless, High School Musical, la cultura americana e giapponese dell’epoca e, inoltre, le popstar e celebrità di quel periodo, come Britney Spears e Christina Aguilera, o come Paris Hilton.
Essenziali per costruire un look Y2K, poi, colori accesi o pastello, layering talvolta azzardato, accessori scintillanti, pantaloni a vita bassa e scarpe altissime; uno stile urban, ma assolutamente personalizzato, in grado di creare silhouette uniche e riconoscibili e che abbraccia tutto il mondo grazie a TikTok, vero promotore di quello che è diventato un fenomeno in grado di bucare qualunque schermo.
Anche icone di stile come Bella Hadid, Ariana Grande, Addison Rae, Madison Beer e l’intero mondo del KPOP portano avanti lo stendardo del Y2K, proponendo ogni giorno nuovi abbinamenti e mise da riprodurre o reinventare. Per capire come questo stile si presenta in passerella, invece, basta gettare lo sguardo verso le collezioni proposte quest’anno da Blumarine o l’anno scorso da Miu Miu, tra i primi marchi a fiutare l’incredibile tempesta che stava per investire il mondo della moda.