La collezione Vìen Donna per la SS22 è il racconto di una storia d’amore che Vincenzo Palazzo ha voluto rappresentare attraverso gli abiti.
Amore per la sua terra, per la nonna sarta, per la mamma e il suo giardino botanico, per la musica, per gli abiti che crea e per le donne che li indossano. Gli item sono costruiti a partire dagli elementi della sartoria tradizionale di Putignano che da sempre realizza straordinari abiti da sposa. Vìen ha recuperato tecniche di lavorazione e dettagli che ha poi frammentato, ricostruendo per sviluppare un prét à portér evoluto e sintetico dove volumi, sovrapposizioni e colori trasformano l’ordinario in straordinario e viceversa, evolvendo strutture complesse in abiti femminili e funzionali.
Ritorna la gonna midi o lunga, a gradienti e volumi diversi, ispirata alla colonna dorica che si apre con tecniche di plissettature su tulle di seta. Il pantalone si allarga e diventa la classica gonna pantalone, a lunghezze variabili. Abiti costruiti attraverso sovrapposizioni di pannelli a contrasto di materiali e colori. L’ispirazione è la Secessione austriaca riletta nell’arte di Klimt, nelle donne che ha amato e lo hanno ispirato, come la fotografa Dora Kallmus che, nella Vienna di inizio Novecento, utilizza abiti e accessori sul corpo nudo per ritrarre le donne della sua epoca, libere e seducenti.
I colori di collezione sono sintetizzati nel bianco e nero assoluti che definiscono le linee e le
geometrie raffinate della sartoria evoluta codificata da Vìen. Cenni di colore a contrasto in lilla, menta e becco d’oca. La stampa, rielaborata con pattern di macro-fiori piatti e stilizza-ti di ispirazione giapponese, porta una decisa spinta femminile allo stile del brand, solita-mente androgino.
Il concept del video, ideato da Vincenzo Palazzo su riferimenti cinematografici degli anni Novanta, ritrae una donna e la sua storia d’amore, in contrasto di luce tra esterni e interni, ambientati nella natia Putignano che diventa la terza protagonista. La colonna sonora originale ha riportato Palazzo a cimentarsi con la musica, suo primo amore, frazionando “Lascia che io pianga” di Haendel, ricostruita come un omaggio al suo percorso musicale tra sperimentazione artistica, neoclassicismo, brit pop, world music, trip hop e tech-no, come un viaggio sonoro nell’universo creativo di Vìen e di Vincenzo Palazzo.