Il primo trimestre dell’anno si è chiuso con un risultato decisamente positivo per l’agroalimentare italiano che ha totalizzato ben 5,1 miliardi di euro in esportazioni, dato in crescita del 9,3% rispetto allo stesso periodo del 2019, diametralmente opposti sono invece i risultati raggiunti dai distretti non agroalimentari in regresso di quasi 10 punti percentuali. Questo quanto emerge dall’ultima indagine condotta dal Monitor Distretti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
“Il fermo produttivo di alcuni settori identificati come “non essenziali” – specifica l’Istituto – sebbene non abbia riguardato direttamente l’industria agro-alimentare, ha tuttavia avuto importanti ripercussioni sulla mobilità delle persone, che hanno trasferito parte dei loro consumi in ambito domestico, determinando una forte domanda da parte della grande distribuzione, mentre il canale della ristorazione, dell’hotellerie e del catering ha praticamente azzerato la propria operatività. Queste modifiche hanno riguardato non solo il mercato interno, ma anche gli altri paesi nostri partner commerciali, con impatti sul commercio globale”. Analizzando i dati emersi dal confronto, filiera per filiera, tra primo trimestre 2019 e 2020 viene confermato il primato al settore del vino (+6,1% tendenziale), sebbene l’incremento maggiore lo abbia totalizzato la filiera della pasta e dei dolci (+27,6%) seguita da quella della carne e salumi (+10,1% tendenziale), del riso (+12,3%), delle conserve (+5%), del lattiero-caseario (+4,6%). Partenza positiva anche per le filiere dell’olio (+3,6%) e dei distretti agricoli (+1,8%), contro la chiusura in negativo del 2019.
In questo scenario i principali partner commerciali del nostro paese si confermano la Germania (+11,5%), gli USA (+9%), la Francia (+20%). E’ invece negativo il dato relativo all’export verso il Regno Unito (-3,8%), su cui la nota del Monitor si sofferma: “La questione interessa non solo le imprese italiane, per la rilevanza che il Paese rappresenta per il nostro export, ma il Regno Unito stesso, lontano dall’auto-sufficienza alimentare. Nel complesso, le esportazioni italiane dei distretti agro-alimentari si rivolgono ancora prevalentemente a paesi in economie mature (per oltre l’80%). Negli ultimi trimestri le economie emergenti avevano mostrato tassi di crescita superiori a quelle avanzate, ma la tendenza si è invertita nel primo trimestre del 2020, anche a causa delle maggiori richieste da parte del mercato europeo e per i problemi di trasporti sul lungo raggio causati dall’emergenza sanitaria”.