Napa Nui, questo il nome in lingua nativa dell’Isola di Pasqua, in Cile, è un luogo unico al mondo: remoto, affascinante e intriso di mistero. Con il suo suolo vulcanico ricco di minerali e un microclima influenzato dalle correnti oceaniche, questo angolo di Terra del Fuoco è oggi al centro di un sorprendente esperimento vitivinicolo.
Una squadra composta dal produttore Álvaro Arriagada, dal consulente enologo Fernando Almeda e dallo storico Cristián Moreno Pakarati, professore alla Universidad Católica, ha deciso di tentare l’impossibile: coltivare la vite tra i crateri e le gigantesche statue dei moai, simboli enigmatici di un’antica civiltà su cui ancora molto resta da scoprire.
Le ricerche condotte dal team hanno rivelato che le viti furono introdotte per la prima volta sull’isola nel XIX secolo, portate da coloni francesi provenienti da Tahiti. Sorprendentemente, i primi vitigni furono piantati all’interno del cratere del vulcano Rano Kau, insieme a colture tropicali come banani, mango e avocado. Oggi, nello stesso luogo, sono state ritrovate viti selvatiche, segno che la vite ha continuato a crescere in modo spontaneo per generazioni.
“Abbiamo tagliato 300 vitigni dalle viti selvatiche trovate all’interno del vulcano Rano Kau, in diversi stati di crescita e maturità, alcuni dei quali producono uva”, racconta Arriagada. “Abbiamo creato un vivaio per valutarne l’adattabilità e la crescita. La prossima sfida consiste nello studio ampelografico per identificarne le varietà”, ha spiegato a Decanter.
Parallelamente, è stato impiantato un nuovo vigneto di 2 ettari sull’isola, con 3.500 viti di Chardonnay e 3.500 di Pinot Nero. Queste varietà sono state scelte per la loro capacità di adattarsi a condizioni climatiche particolari, ma anche per la possibilità di produrre vini di alta qualità in un terroir così singolare.
Il progetto non ha solo una valenza produttiva, ma anche culturale e scientifica. “Coltivare la vite a Rapa Nui significa anche riscrivere una parte della storia dell’isola,” afferma il professor Moreno Pakarati. “È un modo per restituire dignità a una tradizione agricola dimenticata e per aprire nuove prospettive economiche sostenibili per la comunità locale.”
I primi risultati sono incoraggianti: le condizioni ambientali sembrano favorevoli, le viti crescono vigorose, e il suolo vulcanico, combinato con l’influsso dell’Oceano Pacifico, crea un ecosistema ideale per la sperimentazione enologica.
Nel frattempo, l’iniziativa ha già attirato l’attenzione della comunità scientifica e degli appassionati di vino a livello internazionale. Se il progetto darà i frutti sperati, Rapa Nui potrebbe diventare non solo un sito archeologico di fama mondiale, ma anche un sorprendente punto di riferimento per l’enologia in ambienti estremi, dove la terra, la cultura e la natura si incontrano in un progetto senza precedenti.