Il 2023 è stato un anno difficile per l’industria ceramica, fiore del Made in Italy le indagini statistiche di Confindustria Ceramica restituiscono numeri esatti della frenata del settore. Dal bilancio relativo allo scorso anno emerge che l’industria ceramica italiana supera i 7.5 miliardi di euro di fatturato ma, rispetto al 2022, segna su questo fronte un -14.1 %; in calo del 15,4% anche l’export, che da solo vale 5 dei 6 miliardi di fatturato. Segno negativo pure per le vendite, attestate al -17.8%. L’unica nota positiva sono gli investimenti, in crescita del 7.4%.
I dati sono stati illustrati oggi in occasione dell’assemblea annuale di Confindustria Ceramica che ha nominano anche il nuovo presidente, Augusto Ciarrocchi, laziale, titolare di ceramica Flaminia.
Giovanni Savorani, presidente uscente dell’associazione, ha sottolineato: “In un contesto internazionale caratterizzato dalla bassa domanda, l’accesa competizione richiede il rispetto delle regole del Fair Trade. L’attenzione è rivolta all’India, che continua a crescere sui mercati europei mentre negli Stati Uniti, pochi giorni fa, le autorità competenti hanno considerato ammissibile la domanda di dazi antidumping sull’import indiano compresi tra il 400% e l’800%. In Europa questi sono inferiori al 10%, totalmente insufficienti per contrastare la concorrenza sleale. Per il mercato nazionale proponiamo un nuovo Piano Casa che possa dare risposte alla richiesta di affitti calmierati per studenti e lavoratori fuori sede, ma anche per cominciare ad immaginare uno sviluppo verticale delle città, superando gli attuali limiti normativi. La conversione in legge del Decreto Salva Casa, qualora riduca le superfici e le altezze necessarie per ottenere l’abitabilità, potrebbe avviare il mercato della ristrutturazione grazie a interventi su sottotetti e seminterrati. L’energia rappresenta un fattore particolarmente critico per la nostra competitività. Gli attuali prezzi dell’energia termica confermano la necessità della gas release, che sconta ancora l’assenza dei decreti attuativi, una misura strutturale per la sicurezza energetica nazionale. Drammatico è il meccanismo degli ETS, un sistema che per l’industria ceramica italiana – i cui siti rappresentano il 10% del numero totale con l’1% delle emissioni – è totalmente incapace di promuovere un reale percorso di decarbonizzazione. Le quotazioni della CO2 sono fatte dalla speculazione finanziaria che “prezza” un’alternativa tecnologica al gas naturale che oggi non esiste, per indisponibilità di combustibili green alternativi o per costi di 3-4 volte superiori. ETS è un meccanismo che ha previsto, per le imprese europee più esposte al rischio di delocalizzazione, la possibilità di compensare parzialmente i maggiori costi dell’energia elettrica indotti dal sistema, misura disattesa dall’attuale Commissione europea per l’industria ceramica. Segnali positivi sulla volontà di superare criticità vengono dai decreti attuativi relativi alle misure per la Transizione 5.0, che ora vedono perseguire l’inopportuna esclusione dei settori ETS dalla misura stessa. Il regime ETS preclude la possibilità di aderire ai piani di Transizione 5.0, delineando un paradosso secondo cui l’industria ceramica italiana, che al mondo ha le migliori performance e BAT ambientali, è esclusa dai prossimi passaggi finalizzati a completare il percorso di decarbonizzazione”.
Cauti segnali di ripresa vengono però dagli Stati Uniti, mentre nella competizione internazionale, la ceramica italiana è ora alle prese con la concorrenza sleale dell’India. Tra le prime sfide da affrontare la ripresa del mercato interno e la revisione del meccanismo ets delle emissioni inquinanti. Il comparto complessivamente conta 252 le aziende in Italia, che occupano 26.211 addetti diretti.