Dimentichiamoci il Covid e la Guerra in Ucraina, almeno per qualche minuto, e immergiamoci nei ricordi dei favolosi anni ’80. Era l’epoca della “Milano da Bere” del Craxismo, dell’ostentazione, del rampantismo, in poche parole era il periodo degli Young Urban Professional, più comunemente conosciuti come Yuppies. Così si definirono i giovani businessmen di quel periodo, arrembanti, pronti a tutto, con una propensione a spendere (spesso più del possibile) anche solo per apparire.

Michael Douglas nel personaggio di Gekko emblema dello stile Yuppies
A New York vestivano rigorosamente italiano, in particolare Armani e Valentino, e frequentavano locali come lo Studio 54 e le feste più esclusive. Sulla falsariga del modello americano, lo yuppie di casa nostra, portato al cinema da Carlo Vanzina nel suo famoso cult Yuppies – I Giovani di Successo, emulava Gianni Agnelli e il suo orologio portato sul polsino, esibendo uno stile di vita consumistico e cinico.

Yuppies – I Giovani di Successo
La frenetica attività lavorativa e l’ambizione per raggiungere uno status sociale in una posizione sempre più alta, portò Milano ad essere l’epicentro di questo movimento arrivato dall’America. Non è un caso che nel 1985 il pubblicitario Marco Mignani coniò lo slogan “Milano da bere”, che nel corso degli anni è diventato un must. Ma non era solo la città meneghina ad essere invasa da questa dinamicità, era l’Italia intera: da Forte dei Marmi a Cortina d‘Ampezzo, passando per Portofino e Capri.
Il Bel Paese rinasceva dopo gli anni di piombo, grazie ad un’ondata di benessere che inebriò gli italiani di una nuova euforia collettiva. Questo entusiasmo si riflesse anche nel mondo della moda e portò ad una ridefinizione completamente nuova della professione dello stilista. Non bastava più essere un buon artigiano e creare capi di ottima fattura e qualità, ma seguendo l’esempio delle più sofisticate strategie pubblicitarie, occorreva dare un’immagine accattivante del proprio prodotto. E il Made in Italy ci riuscì. Milano strappò la palma di capitale della moda a Firenze, Venezia e Roma. Diventarono famosi stilisti come Giorgio Armani, Ottavio Missoni, Gianfranco Ferré, Gianni Versace, Dolce & Gabbana e Miuccia Prada.

Giorgio Armani design business woman anni ’80
Anche l’ideale di bellezza femminile cambiò ispirandosi alla donna sportiva e snella, muscolosa e ambiziosa, di successo sia nel privato che nel pubblico.
Questo periodo di euforia e rampantismo finì con lo scoppio dell’inchiesta Mani pulite. Ma cos’è rimasto di quest’epoca tanto frenetica?
Nulla, Covid a parte la contemporaneità è un vuoto totale. Oggi è tutto un po’ sterile e superficiale, sarà colpa della tecnologia o dei social? Non si sa, ma sicuramente qualcosa è andato storto, siamo passati da Gianni Agnelli a Fedez……da Madonna alla Ferragni.