In un’industria della moda sempre più rigida, elitaria ed esclusiva, come dimostrato dalle analisi di Vogue Business, è essenziale combattere per costruire un sistema di rappresentazione e inclusione efficace, in cui non siano soltanto le taglie zero o le bellezze perfette a primeggiare: questo perché la realtà, per fortuna, non è omogenea.
L’Italia risponde a questa necessità con l’Imperfetta project, avviato in primo lockdown tra le feed di Instagram e, adesso, trasformatosi in un’agenzia d’alta moda unica nel suo genere, in cui sono le particolarità e le differenze a plasmare la bellezza.
Fondata da Carlotta Giancane, l’agenzia vanta un casting book comparabile a un mosaico di identità, colori, età e forme differenti: cicatrici, disabilità, vitiligine, rughe, i corpi di Imperfetta non sono soltanto belli, ma sono veri, e raccontano molto della propria storia personale.
L’obbiettivo è lottare contro i canoni dell’industria mainstream, che già nelle decadi passate ha dato dimostrazione di crudeltà, tossicità e, in generale, atteggiamenti non umani: dalle diete a prova di svenimento che garantivano corpi al limite dell’anoressia fino a interventi chirurgici volti a realizzare di volta in volta un viso perfetto, l’alta moda ha più volte dimostrato di valorizzare standard irraggiungibili, piuttosto che la bellezza umana e sincera.
“Tutto si è sviluppato e ha preso forma in piena pandemia. Abbiamo superato insieme tante difficoltà, senza mai perdere di vista il nostro obiettivo. Per me, come per tutte le modelle che fanno parte di questa iniziativa, è infatti fondamentale continuare a collaborare per incoraggiare le donne a riappacificarsi con il proprio corpo, normalizzando le imperfezioni che rendono ognuna di loro unica”, spiega Carlotta Giancane. “Invece di seppellirla nell’insicurezza, nella vergogna, nella paura del giudizio, lasciamo che la nostra personalità fluttui, brilli, esploda perché tutti possano vederla. É quella la nostra bellezza”.