La guerra fredda tra LVMH e Kering, i due colossi dell’industria dell’alta moda mondiale, continua tra nuovi cambi di prospettive, direzione e filosofie di una Parigi in cui la fashion, nella sua forma più esclusiva e pura, si ritrova a un bivio senza ritorno (almeno per ora).
La nuova era dell’alta moda ha segnato il proprio inizio con la scelta di due nuovi successori tra le alte sfere di Louis Vuitton, sotto LVMH, e Gucci, maison di punta per il gruppo Kering: da un lato il nuovo arrivo di Pharell Williams, cantante e artista statunitense, nel ruolo di direttore creativo a Louis Vuitton ha definitivamente chiuso il tragico e splendente capitolo di Virgil Abloh, la cui eredità ora passerà nelle mani di Williams, mentre dall’altro il brusco addio ad Alessandro Michele, fautore della nuova identità Gucci, ha permesso a Kering di accogliere una nuova mente, quella del giovane Sabato de Sarno.
C’è aria di cambiamento, qualcosa che potrebbe modificare il panorama moda per come l’abbiamo conosciuto fino a questo momento: Louis Vuitton sembra puntare a una prospettiva sempre più inclusiva, multiculturale ed estroversa; LVMH vuole esibirsi, e per questo motivo ha scelto un performer e un creativo come Pharell Williams, esterno all’industria della moda, ma nato per calcare le scene.
Gucci, invece, dopo una fase di eccesso, trasgressione e rischi, ha scelto un basso profilo di sobrietà, eleganza e status, come voluto da Kering: il gruppo sembra auspicare a un ritorno alle origini, a un sistema moda eterno e capace di perdurare nel tempo, oltre i trends e le necessità dei consumatori; eleganza senza tempo, riservatezza, status, tutti elementi che l’esperienza di Sabato de Sarno, un veterano della fashion industry, potranno garantire.
Basta pensare a quanto dichiarato da François-Henri Pinault, presidente del gruppo Kering, al magazine di BOF, Business of Fashion, per capire le intenzioni del gruppo.
“[…] Le case di lusso sono un equilibrio tra la componente creativa e quella più sofisticata e senza tempo e hanno la capacità di essere sia creative che autentiche. Per attirare questa clientela di fascia alta è necessario avere legittimità“, spiega. “Ogni stagione lavoriamo sull’esclusività e sulla desiderabilità. Il modo per raggiungere questo obiettivo in questo settore è lavorare sulla sofisticazione del prodotto. Continuiamo a portare sul mercato un prodotto sempre più lussuoso“.
Completamente opposto ciò che invece ha proposto Bernard Arnault, , chairman e CEO di LVMH, a WWD. “Stiamo lavorando per una spinta verso la diversificazione del prodotto. Intendiamo trasformare gli headquarter di Louis Vuitton in un sistema di hotel/museo/mega-flagship e molto altro“.
Qualità o diversificazione, chiusura o spettacolo: questi i dilemmi dell’industria dell’alta moda e, forse, di un’intera industria creativa.