Come descrivere Virgil Abloh?
Lo si potrebbe definire un artista a tutto tondo, che nelle proprie creazioni includeva una ricercata visione estetica e la complessità di performance artistiche capaci di coniugare musica, danza, arte visiva e spettacolo.
Se, invece, vogliamo concentrarci su chi fosse Virgil Abloh, potremmo incominciare dalle sue origini e dal contesto che lo ha visto sbocciare nel prodigio che ha cambiato il mondo della moda: nato da una famiglia di origini ghanesi, Abloh ha reso Chicago la sua musa ispiratrice; da questa città dalle mille sfaccettature, infatti, ha tratto alcune delle sue influenze principali, dal mondo streetwear alla black culture e fashion.
Infine, c’è il Virgil che ha dato speranza a migliaia di giovani artisti, che come lui stanno cercando di affermarsi in un’industria statunitense ancora bianca, elitaria e chiusa in se stessa: grazie a lui, infatti, il fondo per le borse di studio “Post-Modern” continua a supportare la carriera professionale e accademica di migliaia di giovani promesse nere, africano o afro-americane; qualcosa a cui Virgil teneva particolarmente, dato che, come aveva spiegato, “Tutto ciò che faccio è per la versione 17enne di me stesso“.
La fiamma di Virgil è passata di mano in mano, alla ricerca di qualcuno che potesse proseguire per la strada tracciata dal designer: tra questi prescelti, c’è Tremaine Emory, che nel mese di febbraio è stato nominato direttore creativo di Supreme.
“La supremazia bianca e il capitalismo funzionano da 400 anni in America”, aveva dichiarato ad Highsnobiety. “Ho bisogno che Nike e tutte le altre aziende miliardarie lavorino ogni giorno per cambiare le cose per le donne, per i neri, per i messicani, per tutti. Questo è ciò di cui ho bisogno”.
Ancora incerto, tuttavia, è l’erede che Louis Vuitton sceglierà per indossare la pesante corona di Virgil: tra i nomi dei possibili candidati troviamo Samuel Ross, Martine Rose e Grace Wales Bonner, designer profondamenti coinvolti nella comunità nera e nella valorizzazione dell’afro-fashion.
