Il lusso non ha paura dell’inflazione, non quando un semplice rincaro del 15% non cambia i ritmi di acquisto di una clientela affezionata e con sufficienti risorse economiche per poter sostenere un aumento dei prezzi non indifferente.
Dall’alta moda al settore dei viaggi fino ai motori di lusso, tutto il mondo dei luxury goods registra un costante profitto, testimoniato anche dai dati registrati nel mese di Giugno: il travel ha visto un amplificarsi dei propri profitti sia negli Stati Uniti che in Europa, mentre persino i cachemire di Brunello Cucinelli vedono un duplicarsi nel numero delle vendite durante un mese estivo.
“Questa è un’industria resiliente, inversamente correlata all’inflazione”, spiega Elisa Bianco, managing director dell’investment banking di Credit Suisse e responsabile della divisione lusso e beni di consumo. “Perché i consumatori di beni di lusso possono spendere anche quando i prezzi salgono e queste aziende non hanno problemi a ribaltare l’aumento di materie prime, energia e trasporti sul prodotto finale”.
Da LVMH, a Moncler, Kering e Prada, gli analisti si aspettano fatturati in aumento per tutto il 2022 e il 2023 e anche le recenti sanzioni cinesi non accennano ad arrestare l’ascesa luxury: tra i loro prossimi obbiettivi, una crescita organica per linee esterne e una solida espansione aziendale.
Gli analisti della banca d’affari BofA continuano, infatti, a consigliare di puntare su questi colossi del settore, che rientrano tra i marchi che hanno il potere di stabilire i prezzi a dispetto dell’inflazione e dell’aumento dei costi di trasporto e dell’energia, e che sfrutteranno il ritorno della voglia di viaggiare e fare shopping che si è già visto a giugno.
“Lvmh e Kering sono le prime indiziate”, ricorda la Bianco. “Ma anche tanti altri gruppi come la Otb di Renzo Rosso hanno annunciato di voler continuare a crescere per linee esterne. Moncler ha fatto molto bene con Stone Island e presto potrebbe tornare a fare operazioni mirate. Resta da capire se si creerà mai un polo del lusso italiano combinando insieme aziende come Valentino, Armani, Ferragamo, Prada e Tod’s. L’esempio francese ha dimostrato che avere scala è necessario anche in un’industria come questa, perché gli investimenti in logistica, digitale, comunicazione sono importanti e imprescindibili“.