La cross-settorialità è ormai un must nel mondo del business, che grazie alle collaborazioni e agli incontri tra realtà economiche più diverse si riscopre e rigenera, raggiungendo nuove vette e formulando ambizioni sempre più importanti.
Questo è il caso del matrimonio automotive tra la fashion industry e i motori di lusso, che, felicemente, prosegue dagli anni Ottanta e sembra non volersi interrompere. Come conferma un report realizzato da Ibisworld, questa commistione rappresenta un attore economico che sarebbe controproducente ignorare, se si considera il suo valore di 2,9 trilioni di dollari (circa 2,84 trilioni di euro).
“Il rapporto sempre più stretto e collaborativo tra marchi di moda e case automobilistiche di lusso trova la sua ratio in vari elementi”, spiega Claudia D’Arpizio, senior partner e global head of fashion & luxury di Bain & company. “Il mercato globale del lusso, un’arena competitiva che vale più di 1.100 miliardi di euro nel 2021, è di fatto costituito da diversi settori che competono su un pubblico condiviso di consumatori target per la stessa spesa discrezionale.
Sebbene ogni generalizzazione possa essere fuorviante, all’interno del pubblico del lusso, con circa 380-390 milioni di consumatori nel mondo, ci sono delle inevitabili sovrapposizioni, con un fil rouge comune che li lega in termini di interessi e desideri.
Tra le aziende di moda e quelle di produzione di automobili esistono ovviamente solo limitate possibilità di condivisione di costi, tra cui le spese di marketing e di comunicazione che vengono sostenute per attirare l’attenzione dei consumatori e conquistare la loro share of mind. Ogni possibile amplificazione comunicativa ottenuta anche dalla collaborazione tra i due segmenti produce benefici per entrambi.”