Una cassa di falso Sassicaia caduta accidentalmente da un camion ha portato alla luce un giro di vino italiano contraffatto che va oltre i confini nazionali. Secondo le indagini, il vino proviene dalla Sicilia e le bottiglie dalla Turchia, mentre etichette, tappi e casse dalla Bulgaria. Un affare internazionale da 700 casse di vino contraffatto al mese, per un valore stimato di 400 mila euro.
Per il made in Italy non è una storia nuova. I dati mostrano che circa 2 prodotti su 3 spacciati all’estero come italiani o ‘italian sounding’ non sono affatto di provenienza italiana. Il fenomeno coinvolge tutto l’agroalimentare italiano di eccellenza, non certo solo il vino, con una perdita stimata di circa 41,8 miliardi di euro annui (dati del 2018).
Una soluzione potrebbe essere offerta dalla digitalizzazione. Da poco, infatti, vi è la possibilità di integrare nella filiera dei produttori e distributori di vino la Blockchain.
Blockchain è una tecnologia che crea un database digitale condivisibile e non alterabile, registrando tutte le transazioni che avvengono nel tempo. Il sistema è altamente affidabile, la sua prima applicazione è stata il Bitcoin, la criptomoneta, da anni ormai negoziata a livello globale.
Il progetto di integrare la filiera della produzione vinicola con il Blockchain è stata studiata, tra gli altri, da EY Italia e il loro gruppo di servizi chiamati EY Ops Chain. Il servizio ha alla base un registro che memorizza tutti i passaggi che avvengono per produrre il prodotto finale: la bottiglia di vino. Provenienza e passaggi dell’uva, l’origine dei tappi, delle bottiglie e i venditori che hanno acquistato le bottiglie sono tracciati sul registro elettronico accessibile dal consumatore finale attraverso la scansione di un codice QR presente sulla bottiglia.
La prima cantina che ha cominciato a utilizzare questi servizi è stata la Cantina Placido Volpone. L’etichetta delle bottiglie mostra un codice univoco, scansionabile da ogni smartphone, che dà la possibilità di conoscere tutti i passaggi, dalla vigna alla tavola. Questo livello di tracciabilità offre anche un accesso più facile alla storia del vino acquistato, favorendo lo “storytelling”, fenomeno la cui importanza è in crescita per i consumatori.
Promettenti utilizzi del Blockchain si vedono anche per la distribuzione internazionale, in luoghi dove può essere difficile trovare negozi o distributori affidabili. L’E-commerce di vino Tattowine.com è stato integrato con il Blockchain fin dai suoi inizi, facendo della tracciabilità parte dello stesso nome (Tattoowine è un acronimo per Tracciabilità, Autenticità, Trasparenza, Trade, Origine e Opinione). Il sito è un’iniziativa del gruppo cinese The House of Roosevelt, proprietari di alberghi, ristoranti e cantine in Asia. Tattoowine traccia etichette che provengono da tutto il mondo e quelle italiane sono state le prime ad aver aquisito un certificato di autenticità ottenuto dalla Blockchain integrata nella filiera.
Nonostante le continue attività di contrasto da parte delle autorità competenti e gli investimenti delle aziende italiane nella lotta contro i prodotti contraffatti, i dati parlano chiaro: è una sfida difficile. L’innovazione spesso porta a soluzioni come quella del Blockchain che, integrate correttamente, possono portare a miglioramenti importanti. Ma ogni innovazione richiede investimenti e capacità di comprendere i benefici di lungo termine delle novità tecnologiche. Episodi come quello del Sassicaia di questa settimana rischiano di potersi ripetere ancora a lungo.