Dior supera qualunque confine di genere guardando alla tradizione, ma senza perdere di vista il proprio presente.
Un’equazione dal risultato perfettamente bilanciato, nonché un nuovo successo per il direttore creativo della maison Kim Jones: nella sua missione verso una moda democratica, rappresentativa e capace di essere vissuta, il designer ha preso apertamente ispirazione dalla prima sfilata in assoluto della maison per la sua nuova collezione Autunno – Inverno, proposta alla Parigi Fashion Week.
Dior esordì il 30 gennaio 1958 grazie alla guida e alla mente di Yves Saint Laurent, all’epoca 21enne e già definito dalla stampa “Il piccolo principe dagli occhi pervinca che ha salvato la moda francese“; la sfilata che consacrò la maison al mondo è un momento di grande importanza per l’alta moda, e Kim Jones si è immerso in quello show indimenticabile per plasmare una collezione senza tempo, eppure estremamente rilevante.
A Parigi la sfilata è una vera e propria scena teatrale.
Due megaschermi riproducono gli sguardi e le voci degli attori Robert Pattinson e Gwendaline Christie, mentre recitano The wasteland di T. S. Eliot; i modelli avanzano sotto un’unica luce bianca, che rende ancora più evidente il contrasto tra i toni delicati dei capi e lo sfondo oscuro.
“Del ciclo di una Maison di Couture fanno parte la rigenerazione e il ringiovanimento, proprio come succede nel ciclo della moda stessa. Nel presente e nel futuro si trova sempre un po’ del passato, ed è così anche per Dior. In questa collezione il mio interesse si è focalizzato sulla rigenerazione della Maison dopo la morte di monsieur Dior e sul suo ringiovanimento con l’arrivo alla direzione creativa di Yves Saint Laurent, il suo erede prescelto, e ne faccio un parallelo con la letteratura attraverso le immagini e le tematiche della terra deserta. È l’incontro tra il passato e il futuro, nel flusso del cambiamento” ha dichiarato Kim Jones.
Gli abiti sono formali, ma non rigidi, e si distinguono per forme morbidissime e per un dialogo continuo con la monda urban e genderless. Così bermuda larghi e chiusi, tanto da ricordare una gonna, si abbinano a tailleur, giacche a sacchetto, cappe cerate gialle e giubbotti dal sapore assolutamente contemporaneo; i colori sono delicati e di impatto, elementi essenziali per raccontare una storia di cambiamento, evoluzione e superamento dei propri limiti.
“Le storie di uomini incrociati con una fusione del maschile e del femminile, la tradizione e i materiali della sartoria inglese si incontra con la Haute Couture. Il senso del movimento, modernità, praticità e facilità è infuso in ogni capo, una semplificazione del formale e del casual. Le silhouette sono addolcite, sagomati e malleabili, mentre i vestiti ibridi e trasformati in modi originali dell’adattamento di chi le indossa. L’idea della semplicità si sente ovunque, dietro la precisione e la complessità di queste creazioni“, conclude infine Kim Jones.