Il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS presenta a Villa Necchi Campiglio, Milano, dal 15 maggio al 12 ottobre, una mostra dedicata a Ghitta Carell (1899–1972), la più celebre fotografa ritrattista dell’Italia tra le due guerre.
Davanti al suo obiettivo hanno posato le personalità più in vista del tempo: aristocratici, intellettuali, politici, membri della Chiesa e protagonisti della cultura, italiani e internazionali. I suoi ritratti, intensi e raffinati, fondono classico e moderno in un’estetica unica, capace di infondere bellezza, carattere e un sofisticato glamour. Una galleria affascinante di volti, sguardi, pose e abiti che racconta la storia e il costume del Novecento.
Curata da Roberto Dulio, la mostra raccoglie oltre 100 opere, tra fotografie vintage provenienti da collezioni private, lettere, cartoline, documenti, libri e strumenti originali di lavoro, esposti per la prima volta. «Ghitta Carell raggiunge una sintesi espressiva che tiene insieme avanguardia e tradizione – spiega il curatore Roberto Dulio –. Le sue immagini evocano il ritratto rinascimentale e barocco, ma anche il glamour cinematografico. I suoi soggetti, curati nei minimi dettagli, appaiono sospesi tra solennità e modernità hollywoodiana, tra memoria e presente.»
Tra i ritratti esposti spiccano quelli legati a Villa Necchi: Piero Portaluppi, l’architetto che progettò la villa, le sorelle Nedda e Gigina Necchi, che la donarono al FAI, e Giulia Maria Crespi, fondatrice del FAI, ritratta in giovane età accanto alla madre.
Proprio la presenza di questi ritratti familiari ha ispirato la mostra a Villa Necchi. L’allestimento prevede una sezione museale e una “diffusa”, con fotografie inserite tra gli arredi originali della casa, come se appartenessero davvero ai suoi abitanti. Villa Necchi non è solo un museo: è una casa vissuta, e il FAI ne valorizza l’identità raccontando nuove storie attraverso mostre pensate per dialogare con i suoi spazi. «Questa mostra è perfetta per Villa Necchi – commenta Daniela Bruno, direttrice culturale del FAI –. La società ritratta da Carell negli anni Trenta è la stessa evocata da questa casa: nei mobili, nei vestiti, nelle opere d’arte, nell’eleganza architettonica. Le sorelle Necchi si fecero ritrarre due volte ciascuna da Carell. Sapevamo di avere quelle fotografie, ma non quante storie contenessero finché non sono state rilette in chiave storica e culturale. Questa mostra parla di rappresentazione del potere, di bellezza, di moda, di immagine: temi attualissimi, oggi come allora.»
Ghitta Carell, nata nel 1899 in Ungheria da famiglia ebrea, si trasferì a Firenze nel 1924 e scelse l’Italia come patria d’adozione. Cambiò cognome (da Klein a Carell) e in pochi anni conquistò l’élite culturale e politica. Tra i suoi ritratti: Vittorio Emanuele III, la regina Elena, Mussolini, Margherita Sarfatti, Pio XII, Giovanni XXIII, Cesare Pavese, Walt Disney, le famiglie Mondadori e Pirelli. Il suo studio, inizialmente a Firenze, si spostò a Roma, in piazza del Popolo 3, e successivamente anche a Milano, in via Conservatorio 20.
Utilizzava una grande macchina fotografica su cavalletto, prodotta da Piseroni di Milano, con lastre in grande formato (18×24 cm), che ritoccava a mano con strumenti da illustratore: matite, pennelli, raschietti. Il suo atelier assomigliava più a uno studio di pittura che a uno fotografico.
Con le leggi razziali del 1938, la sua carriera fu bruscamente interrotta: il suo nome iniziò a essere censurato. Passò la guerra nascosta tra Roma e Milano. Riprese poi l’attività nel dopoguerra, anche se il clima era cambiato. Nel 1969 si trasferì ad Haifa, in Israele, dove visse con la sorella fino alla morte, nel 1972. Alla città lasciò alcune stampe e lastre, oggi custodite presso l’Istituto Italiano di Cultura, che ha concesso il patrocinio alla mostra.