Secondo un’analisi condotta dall’Osservatorio sui mercati e consumi di vini e spumanti italiani (Ovse) in collaborazione con Ceves-Uni, emergono marcate differenze nei modelli di consumo tra il mercato domestico, quello europeo e i mercati internazionali. Le maggiori discrepanze riguardano i prezzi e i canali di distribuzione, con una netta separazione tra prodotti entry-level e premium, nonché tra consumatori di nazioni consolidate e quelli di paesi emergenti o di nuovi mercati. L’indagine identifica alcune tendenze chiave per il settore del vino e degli spumanti, sia in Italia che a livello globale, sintetizzabili con le parole: “attenzione, risparmio, diversificazione” e “le bollicine trainano consumi ed esportazioni”.
Nel settore della distribuzione, si conferma la stabilità dei volumi e dei ricavi nei canali “cash and carry” e discount, mentre l’e-commerce, dopo la rapida crescita degli anni precedenti, registra un rallentamento, con alcune categorie di vini che mostrano un calo degli acquisti. Le bollicine sostenibili, nonostante le crescenti discussioni sul tema, continuano a riscuotere un interesse inferiore rispetto ai vini fermi. Inoltre, il 2024 si prospetta come un anno “no-wine” per la Generazione Z, un segmento di pubblico che richiede ai produttori un approccio innovativo, come l’introduzione e la promozione di vini a basso contenuto alcolico o analcolici.
Le bollicine italiane, oggi, rappresentano circa il 30% dell’export vitivinicolo nazionale. All’estero, sia i volumi che i valori registrano un incremento rispetto al 2023, sebbene con differenze significative tra mercati e canali. Le previsioni stimano una crescita del fatturato delle aziende spumantistiche compresa tra il 7% e il 9%, con un aumento del 14% in termini di valore al consumo e poco meno del 7% in volumi. Il mondo Prosecco, che include tutte le denominazioni correlate, è atteso a un incremento del 10%. Tuttavia, si segnala una contrazione nei consumi, compresa tra il 7% e il 14%, in paesi come Cina, Regno Unito, Giappone, Germania, Svizzera e Corea del Sud. In controtendenza, crescono i consumi in nazioni come Stati Uniti, Canada, Australia, Francia e, sorprendentemente, anche in Russia, dove le sanzioni sembrano avere un impatto limitato.
Nei mercati internazionali si registra una crescita dei valori unitari, sia per i prodotti entry-level che per quelli premium. Accanto ai marchi storici come Asti, le bollicine italiane (tra cui Prosecco, Franciacorta e Trentodoc) sono consumate prevalentemente fuori casa, sebbene il Prosecco mostri un progressivo aumento anche nei consumi domestici. Per il mercato italiano, le prospettive per fine 2024 e inizio 2025 indicano una crescita dei consumi nel settore Horeca, una maggiore spesa media da parte dei consumatori e un aumento del fatturato per le imprese della distribuzione. Si osserva un arricchimento dell’offerta sugli scaffali, con una maggiore presenza di etichette e tipologie (soprattutto di Prosecco), ma una leggera contrazione dei volumi acquistati dai consumatori. Al contrario, le vendite di prodotti premium, come Franciacorta, Trentodoc, Alta Langa e Valdobbiadene, sono in forte aumento, con un impatto positivo sul giro d’affari complessivo.
«La produzione nazionale di bollicine è in crescita di circa il 9% rispetto al 2023, soprattutto con marchi aziendali e IGT, sfiorando il miliardo di bottiglie fra tutti i tipi – afferma il fondatore dell’Osve, Giampietro Comolli -. Fatturati delle case spumantistiche in crescita nel 2024, viceversa cali per le aziende vitivinicole di vini tranquilli, in media 4-5% con punte anche del 15%, accentuando una diversità fra produttori all’interno degli stessi territori e regioni. Per tutto il vino italiano, si stima un fatturato annuo alla produzione vicino ai 14 miliardi di euro, e un nuovo record export prossimo agli 8 miliardi di euro».