Difficile coniugare il grande potenziale creativo e luxury di un paese con una popolazione che, in gran maggioranza, non potrà mai permettersi di apprezzarlo davvero: questo il bivio davanti cui si trovano l’alta moda e il lusso Made in Italy, due componenti essenziali per la ricchezza economica e culturale del nostro paese, che gode in tutto il mondo di una reputazione unica nel suo genere.
Per rendersene conto, basta pensare all’aristocrazia dell’alta moda italiana, tra Versace e Gucci, e all’immaginario cinematografico creato dalla regia e dalla prospettiva statunitense, che dal Made in Italy hanno forgiato un’estetica spettacolare e di puro eccesso, oppure all’impatto mediatico con cui ogni anno la Milano Fashion Week investe l’Italia intera e della sua luce riflessa di cui vivono influencers e personalità del web.
Appurato ciò, resta un dato innegabile: pochissimi possono conoscere davvero questa fetta di realtà italiana.
Per il grande pubblico, l’alta moda e il Made in Italy più esclusivo rappresentano soltanto un miraggio: chi ne desidera una fetta, si affida ai dupes ed emula, come può, il lifestyle di ricchi e famosi, talvolta scimmiottandone carriera, atteggiamenti, scelte di vita; altri, invece, optano per la pura via del disprezzo.
L’apparizione di Chiara Ferragni a Sanremo ha dimostrato concretamente quanto il mondo luxury sia disconnesso dall’audience e quanto, soprattutto, esso crei nuove ostilità negli spettatori, quando vi sono esposti forzatamente: una Ferragni curva sul palco, pronta a condividere messaggi impacciatamente “femministi” e a indossare street-art popolare come un design piece, ha solo amplificato l’evidente distacco tra grande pubblico, televisione e mondo del lusso.
Da un lato, dunque, il pantheon dell’alta moda e delle luxury items tutte italiane, orgoglio economico e culturale di un paese che ha fatto di Milano la sua capitale, dall’altro una società sempre più divisa e ingiusta, matrice di una popolazione scontenta e con cui la televisione e i super ricchi dei grattacieli non riescono più a comunicare.
La domanda è semplice: come possono un lavoratore che difficilmente arriva a fine mese o uno studente che non riesce a trovare una casa interessarsi e apprezzare sinceramente un’ultima collezione di Versace?
Il concetto di moda democratica torna a farsi sentire, forte e chiaro, in un contesto italiano talmente polarizzante da rendere qualunque dialogo difficile, se non impossibile.