La 73esima edizione del Festival di Sanremo è alle porte e già promette forti emozioni, tra nuovi arrivati pronti a condividere la propria arte con tutta Italia e vecchi protagonisti dell’industria, pionieri di un’era che ha forgiato l’intrattenimento del piccolo schermo e che continua a riscoprirsi.
Il festival diventa anche un’occasione per ricordare figure come quella di Raffaella Carrà, performer e icona della musica italiana, che la città di Sanremo ha scelto di celebrare con una mostra dedicata ai suoi abiti e costumi più iconici.
L’evento si chiama A far la moda comincia tu e sarà aperta dal 6 al 12 febbraio al Forte Santa Tecla di Sanremo, con il supporto di Rai, Rai Creativa e il Comune di Sanremo; la mostra è il risultato degli sforzi della regista Rai Paola Di Pietro, che ha curato tutti i filmati e video “emozionali” provenienti da Rai Teche, di Marvi De Angelis, esperta di stile e in questo caso Art director, e del costumista Stefano Rianda.
35 abiti in esposizione, capaci di raccontare la carriera e la vita di un’artista che ha segnato il panorama pop italiano (e non solo): immancabile il rosso ottico, colore preferito della Carrà, che dipinge mini-tute aderenti degli anni Sessanta e barocche ruches anni Ottanta.
“Nella mostra ci sono abiti della sartoria Rai, una trentina di costumi preziosi soprattutto degli anni ’60 di Milleluci, del Tuca – Tuca, di Canzonissima […]”, spiega Marvi de Angelis all’ANSA. “La Collezione Carrà, di Vincenzo Mola e Giovanni Gioia, si compone di 350 abiti, moltissimi dei decenni successivi dagli anni ’70 a oggi. Li hanno comprati in blocco dalla G.P.11 di Mayer e per sei mesi li ho corteggiati fino a convincerli a partecipare a questo omaggio con 34 abiti che ho scelto tra i più spettacolari e che sono stati meticolosamente restaurati”.
“Raccontiamo con gli abiti il percorso non sempre facile di una persona trasgressiva e libera: Corrado Colabucci la tenne a battesimo, con Vergottini che ne fece un’icona per la pettinatura a caschetto, ma ci furono difficoltà con gli abiti in bianco e nero tra la fine degli anni ’60 e primi ’70 perché c’era il veto, bisognava essere casti e non fu facile imporre sul primo canale Rai minigonne e abiti succinti che valorizzassero la sua figura da “sexy casalinga”, come tanti giornalisti la chiamavano in quegli anni”, conclude Stefano Rianda, sempre all’ANSA. “Poi dal ’78 cominciò l’era di Luca Sabatelli, l’Italia era cambiata con meno veti dalla censura e ha potuto proporre al pubblico i suoi costumi molto più eccentrici, colorati, azzardati per la moda di allora, che riscontrarono un grande successo e una immagine sempre più sexy. Raffaella è stata la prima star ad avere abiti di scena con i cristalli Swarovski e ne andava molto fiera”.