Basta distrarsi un momento per assistere alla scomparsa di un trend sui social media: alcuni nascono e muoiono nell’arco di una giornata, altri in poche ore, tanto da essere incomprensibili, mentre altri ancora si solidificano tanto da diventare prassi, una sorta di struttura portante del web.
Gli influencers sono il risultato più evidente di questo stabilizzarsi in un sistema altrimenti cangiante: nomi e volti apparentemente immortali, che dettano “legge” riguardo costume, moda ed estetica e che sono capaci di far crollare imperi della comunicazione con un singolo post (gli effetti dell’abbandono di Kylie Jenner sono ancora evidenti per la piattaforma di Snapchat, che da allora non si è mai davvero più ripresa).
Qualcosa però sta cambiando, e potrebbe segnare per sempre la struttura portante delle nostre feed di Instagram e TikTok.
Dal ritorno della cosiddetta Clean Girl Aesthetic e dello Heroin Chic anni ’90 fino al tramonto finale dell’industria del beauty come l’abbiamo conosciuta fin’ora, il 2023 si presenta come un anno austero e consapevole anche per il mondo degli influencers: niente più eccesso, niente più maschere, niente più spese inutili e, soprattutto, niente più super-ricchi a stabilire le abitudini dei consumatori.
Il fenomeno è stato chiamato de-influencing e caratterizza un’intera corrente di utenti e creators sul web che hanno scelto di “disintossicarsi” dalla influencer culture e dalle sue abitudini malsane: ora l’autenticità e la trasparenza sono qualità necessarie e richieste quando si consiglia un prodotto, e caratteristiche come la qualità, l’eticità e il prezzo non possono più essere tralasciate; gli utenti preferiscono sentirsi dire cosa non dovrebbero comprare, e non il contrario.
Sembrerebbe buonsenso, ma le grandi personalità digitali del beauty e del web non hanno mai seguito del tutto queste semplici indicazioni, proponendo prodotti costosi ma inefficaci, oppure di qualità scadente, ma resi importanti soltanto da una partnership ben retribuita o da un nome famoso.
@basicofcourse, una content creator basata su TikTok con un following che ammonta a 10mila seguaci, cerca appunto di espandere il movimento del de-influencing; in una sua recente intervista al Time, ha dichiarato: “Non abbiamo bisogno di così tanti bronzer e rossetti. Molti di questi articoli, in particolare nel settore della bellezza e della moda, seguono queste micro-tendenze molto rapide, per le quali è probabile che si disponga già di un sostituto perfettamente valido per quel prodotto”.
La scorsa settimana, invece, la content creator e TikToker Alyssa Kromelis ha attirato l’attenzione di oltre 4 milioni di spettatori recensendo alcuni prodotti che il consumismo del web l’aveva convinta ad acquistare e proponendo alternative efficaci e cheap.
In un’intervista con Insider, ha spiegato: “Lo chiamo influencing da recessione economica. Penso che questi grandi e ricchi influencer che mostrano costantemente le loro scarpe nuove, borse e prodotti per la cura dei capelli possano far sentire il telespettatore medio incredibilmente sfigato o fuori tendenza. La maggior parte delle persone non può permettersi di comprare ogni singola cosa che diventa virale, ma vuole sentirsi a posto e in sintonia“.