Alessia Piperno, lavoratrice da remoto e viaggiatrice solitaria, documenta da 7 anni i suoi viaggi sui social. La sua avventura iniziò con un biglietto di sola andata per l’Australia, poi Honduras, Pakistan, India, Messico, Panama, Nicaragua, la lista è lunghissima.
Negli ultimi 2 mesi abitava in Iran con degli amici, giunge proprio dalla capitale la notizia della sua prigionia per cause sconosciute.
Il padre scrive un disperato appello su Facebook, in cui racconta che dopo 4 giorni di silenzio, stamattina ha ricevuto la chiamata di Alessia, che in lacrime ha avvisato di essere in prigione a Teheran chiedendo aiuto alla famiglia. Arrestata dalla polizia insieme a degli amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno, sono state poche e disperate le sue parole.
La ragazza era ben consapevole della complicata situazione del paese, scosso dalle proteste per l’uccisione di Mahsa Amini e oppresso dalla violenza delle forze dell’ordine. Aveva pubblicato una riflessione a riguardo solo una settimana fa: “Per noi viaggiatori in terre straniere, è facile giudicare, dire la nostra, restare finché è tutto bello, per poi salire su aereo e andarcene. Eppure per quanto questa possa essere la decisione più saggia da prendere, io non ci riesco. Non riesco ad andarmene da qui, ora più che mai. E non lo faccio per sfidare la sorte, ma perché anche io ora, sono parte di tutto questo.

Proteste a Milano
Commentava anche la morte di Mahsa Amini “La verità è che quella ragazza sarei potuta essere io, o la mia amica Hanieh, o una di quelle donne che ho incontrato durante questo viaggio. Hijab in Iran non è sinonimo di religione, bensì è sinonimo di governo. Ogni donna deve indossare il velo e nascondere le proprie forme, per non rischiare di finire in prigione, o peggio ancora, di essere frustata per 70 volte. (…) Ora che sono qui da più di due mesi, mi sento parte di tutto ciò, mi sento parte di queste ragazze che lottano per i loro diritti, che manifestano per la loro libertà, ma che alla fine sono costrette a nascondersi in un punto cieco”.
L’ultimo post su Instagram risale al suo compleanno, il 28 settembre, in cui rifletteva sui suoi viaggi passati, “Mi ero ripromessa che a 30 anni mi sarei fermata, ed ora eccomi arrivata a questo giorno e mi chiedo: “Sono pronta a fermarmi?”. No, affatto. Questi anni sono stati i più belli della mia vita” scrive Alessia.
Il padre della ragazza è ad oggi in contatto con l’Unità di Crisi della Farnesina, che ha attivato tutte le procedure del caso. “Noi genitori, e il fratello David, non riusciamo a stare con le mani in mano. Non si può stare fermi quando un figlio ti dice ‘vi prego, aiutatemi’. Voglio che si sappia e che questa notizia raggiunga più persone possibili, magari arrivare a quella giusta che può aiutarci. Grazie”.