Guardando una sfilata, una complessa coreografia di ballo o un drag show ci siamo tutti chiesti come facessero le modelle e le artiste a muoversi con così tanta agilità e sicurezza su tacchi talvolta mastodontici, come stivali platform esagerati, stiletto sottili a prova di rottura o calzature dalle forme poco convenzionali, al limite della praticità.
Se serie e programmi televisivi come America’s Next Top Model hanno contribuito a creare un culto intorno a queste cadute letali, oggi anche il mondo dei social media (e l’industria stessa della moda) riescono a trasformare una caduta accidentale in un’occasione per colpire nel segno spettatori e telecamere.
Solo guardando la Milano Fashion Week possiamo trovarci di fronte a numerosi momenti dal genere: dalla modella di Fendi che in passerella ha deciso di togliersi le platform e di camminare scalza per evitare di cadere (sotto gli occhi di una severissima Anna Wintour), fino al fashion show del marchio italiano AVAVAV, che ha istruito le modelle in passerella a cadere rovinosamente una dopo l’altra, una strategia di marketing vincente che ha garantito una copertura mediatica totale.
Evita di inquadrare gli incidenti, invece, Dolce & Gabbana, mentre Jill Sander, che ha sfilato sotto la pioggia con un cast di modelle dotate di altissime infradito platform, ha pregato che nessuna delle sue stelle scivolasse in passerella.
Insomma, le cadute hanno rappresentato una condanna o una vittoria per l’industria della moda.
Che siano gestite con ironia, intransigenza o leggerezza, ogni scivolata in passerella rappresenta un’occasione per essere ricordate, anche per le più grandi star della moda: indimenticabile, infatti, la caduta di Naomi Campbell durante il fashion show di Vivienne Westwood del 1993, un evento accolto con le risate e con una sportività esemplare da parte della musa di Versace.