Impossibile non notare il forte legame tra architettura e il reame delle arti visive, sartoriali e grafiche: si tratta di branche che derivano da una base comune e che si originano da secoli di storia, teoremi e approfondimenti.
Come affermava Pierre Balmain, infatti, l’arte della sartoria è “architettura del movimento“, riflessione che aveva sviluppato dopo il suo anno di studi all’École des Beaux-Arts, dove aveva, appunto, frequentato corsi di architettura nel 1933. Formazione simile la ebbe Romeo Gigli, che però abbandonò gli studi in seguito alla morte di entrambi i genitori, terribile evento che lo convinse a viaggiare per il mondo e a esplorare il mondo dell’alta sartoria.
Dobbiamo aspettare una nuova concezione di moda, però, perché l’architettura diventi parte integrante del fashion design più raffinato: basti pensare alle forme degli anni ’80, spalle importanti e strutture aggressive che avevano bisogno di un pensiero architettonico consapevole.
In questo scenario appare la grande figura di Gianfranco Ferré, che terminò i suoi studi di architettura e che, nel 1983, fu uno dei fondatori della Domus Academy, istituzione in grado di dare solide basi allo studio del design in Italia e a Milano.

Gianfranco Ferré, 1995
Secondo il processo creativo di Ferré, creare un vestito, un mobile, una casa o una città necessita degli stessi passaggi e delle stesse riflessioni e sempre secondo questo mantra, agirono altri due grandi designer sbocciati dall’architettura, come Tom Ford e Virgil Abloh.
Ford, laureato a in architettura alla Parsons School of Design di New York, riuscì a trovare nella moda la libertà creativa che la serietà dell’architettura non gli poteva offrire: durante il suo periodo Gucci, Ford rilasciò numerose collezioni d’alta moda, nonché una linea di arredamento per la casa; una volta fondato il suo marchio, riuscì poi a tradurre la propria esperienza artistica anche nel mondo del cinema.

Tom Ford, Gucci 1996
Virgil Abloh, invece, si è imposto come maestro assoluto di questa dicotomia di architettura e alta moda. Secondo la visione di Abloh, tra queste discipline non esistono confini, un punto di vista completamente in linea con il suo approccio a metà tra il post-modernismo e streetwear; inoltre, durante gli ultimi anni della sua vita Abloh portò a termine anche numerose collaborazioni con compagnie come Ikea, Vitra, Cassina e Alessi, nonché progetti di immensa natura strutturale, dal Nike Lab a una Concept Car by Mercedes, per arrivare alla mostra dedicata a Enzo Mari tenutasi in Triennale a Milano.

Paris Fashion Mens S/S 2019 Off White