L’industria dell’alta moda supera le frontiere del lusso, imbarcandosi nel mondo della ristorazione più esclusiva e raffinata.
Gli esempi di questo fenomeno sempre più ricorrente sono molteplici: a partire dal più recente, ossia il nuovo cafè romano by Hugo Boss, associato allo storico bar-pasticceria Vitti in piazza San Lorenzo in Lucina, poco distante dallo store del marchio tedesco: in questo modo moda, food e lifestyle si possono incontrare sulla stessa strada, offrendo al consumatore un’esperienza completa.
Un approccio tendente all’olismo, quindi, quello ricercato dalle grandi maison, ora capaci di diversificare la propria offerta, spaziando da boutique a eleganti location dove spendere qualche ora.
Tra i nomi più celebri fortemente impegnati in questa modernizzazione c’è quello di Christian Dior, marchio maestro di questo nuovo modo di interagire con il lusso: con bar e ristoranti a Saint-Tropez, Tokyo, Seul e Miami, Dior ha da poco ristrutturato lo storico indirizzo parigino al 30 di avenue Montaigne, dove ha inaugurato il ristorante “haute couture” Monsieur Dior, associato anche alla Pâtisserie Dior.
Louis Vuitton, invece, si concentra sull’Asia, aprendo ristoranti e cafè ad Osaka e Seul: da poco, tuttavia, la maison ha inaugurato il suo primo indirizzo gastronomico in Francia, “Mory Sacko at Louis Vuitton“, gestito, appunto, dall’omonimo chef stellato nel cuore di Saint-Tropez.
Il vero ruolo di pioniere e visionario, tuttavia, va a Giorgio Armani, che già nel 1998 aveva colto il potenziale dell’associazione tra lusso, alta moda e ristorazione, e che presto fu imitato da Versace, Bulgari e Chanel; tra le aperture più recenti quelle di Prada, Ralph Lauren, Burberry a Londra e Gucci a Firenze.