Rinasce il sogno di Christian Dior: lo storico palazzo di Avenue Montaigne 30, a Parigi, torna al suo antico splendore, dopo due anni di lavori e ristrutturazioni. Merito della celebre griffe di moda – di proprietà del gruppo Lvmh di Bernard Arnault – che ha lasciato carta bianca (e lussosa) all’archistar Peter Marino. Un autentico capolavoro nel leggendario “hôtel particulier”, che nel 1947 ospitò il primo atelier di Christian Dior : 10.000 metri quadrati, cinque livelli, tutto il mondo Dior racchiuso in un unico luogo. Dove c’è di tutto: la boutique del lusso e dell’Haute Couture, le collezioni prêt-à-porter, la gioielleria, la bellezza, la casa, i giardini sospesi, persino un ristorante ed una pasticceria…
“Abbiamo costruito una macchina delle emozioni! Vorremmo che ogni cliente uscisse da qui con il ‘tatuaggio Dior‘ sulla pelle, un marchio indelebile dell’esperienza che ha vissuto passeggiando nei nostri 75 anni di storia, dai raccontare a tutti”, ha dichiarato Pietro Beccari, 54enne manager parmigiano, Ceo e Presidente di Dior.
Di questi tempi, prima con la pandemia e ora con la guerra in Ucraina, non è facile raccontare il mondo del lusso, senza rischiare di cadere nel banale.
“Le notizie che giungono dall’Ucraina influenzano anche il nostro lavoro, naturalmente. E’ vero che noi non vendiamo cose necessarie per vivere, ma sicuramente è un qualcosa necessario per vivere meglio, per scordarci un attimo dei problemi e per gratificarci”, aggiunge Beccari.
“Abbiamo costruito una macchina delle emozioni! Vorremmo che ogni cliente uscisse da qui con il ‘tatuaggio Dior‘ sulla pelle, un marchio indelebile dell’esperienza che ha vissuto passeggiando nei nostri 75 anni di storia, dai raccontare a tutti”, ha dichiarato Pietro Beccari, 54enne manager parmigiano, Ceo e Presidente di Dior.
Di questi tempi, prima con la pandemia e ora con la guerra in Ucraina, non è facile raccontare il mondo del lusso, senza rischiare di cadere nel banale.
“Le notizie che giungono dall’Ucraina influenzano anche il nostro lavoro, naturalmente. E’ vero che noi non vendiamo cose necessarie per vivere, ma sicuramente è un qualcosa necessario per vivere meglio, per scordarci un attimo dei problemi e per gratificarci”, aggiunge Beccari.
La maison francese ha già chiuso tutti i suoi negozi in Russia e ha annunciato una donazione di cinque milioni di euro a favore della popolazione ucraina.
“Vorremmo avere lo stesso spirito di Christian Dior, che proprio dopo la Seconda Guerra Mondiale decise di lanciarsi in questa grande avventura”, conclude Pietro Beccari.
“Vorremmo avere lo stesso spirito di Christian Dior, che proprio dopo la Seconda Guerra Mondiale decise di lanciarsi in questa grande avventura”, conclude Pietro Beccari.