Il destino di André Leon Talley è scritto dal momento in cui sfoglia, per puro caso, una copia della rivista Vogue, trovata in uno dei dormitori della Duke University, in cui la nonna del grande giornalista lavorava come donna delle pulizie: sviluppa così il grande e ambizioso sogno di dirigerne la redazione e di dedicare la propria vita al mondo della moda.
André Leon Talley descrive in questo modo la sua scoperta dell’universo Vogue nel volume autobiografico “A.L.T: A Memoir”, pubblicato nel 2003, dopo una carriera unica nel suo genere e iconica sotto molteplici punti di vista; il sogno di Talley, infatti inizia a prendere forma nei primi anni ’70 a New York, luogo in cui conoscerà l’influente Diana Vreeland, sua amica sino al 1989, anno della sua morte, e dove inizierà a lavorare per il New York Times.
Inizia da quel momento un racconto arguto, ironico e profondo della realtà della fashion: nel 1988 concretizza la sua più grande ambizione, diventando direttore di Vogue America e imponendosi sulla scena editoriale come uno dei più influenti giornalisti dell’epoca.
Talley è considerato uno tra i primi afro-americani ad aver avuto peso nell’industria della moda internazionale e il suo profondo legame con le proprie origini è palpabile in ogni capo del suo guardaroba, curato con attenzione maniacale: parliamo di abiti frutto di una commistione occidentale e africana.
La sua stella si spegne a 73 anni, come annunciato dal quotidiano WWD, con cui Talley stesso ha collaborato in più occasioni; sui social, Diane von Fürstenberg lo celebra con queste parole.
“Nessuno ha visto il mondo in un modo più affascinante di te. Nessuno era più grandioso e pieno di sentimento di te”.