L’afflusso quotidiano di acquirenti dalla Svizzera sta ridefinendo il panorama commerciale della fascia di frontiera italiana. Secondo i dati raccolti da STAMP, piattaforma specializzata nei servizi tax-free per il commercio globale, lungo il valico di Chiasso – a pochi minuti dal centro di Como – transitano ogni giorno circa 63.000 veicoli. In molti casi, dietro quel passaggio si nasconde un rituale: colazione oltre confine e rientro in patria con tre grandi buste di acquisti.
I numeri, del resto, parlano chiaro. Nel 2024 gli acquirenti svizzeri nei negozi del Nord Italia hanno speso in media 529 euro per transazione: più del doppio rispetto alla cifra media degli italiani nello stesso periodo (stimata tra 230 e 250 euro). Le transazioni effettuate da clienti oltreconfine – nel periodo intorno al Black Friday – sono aumentate del 264 % rispetto a un weekend normale, con un valore totale degli acquisti salito di oltre il 400%.
Un’opportunità che alcuni esercenti già vivono come un vero e proprio traino: in certi negozi della zona, la quota di fatturato attribuibile ai clienti svizzeri può raggiungere il 40 % durante i weekend di alta stagione.
Perché gli svizzeri “sbucano” in Italia
Le ragioni sono più di una. Uno studio pubblicato ad esempio rileva che i prezzi in Svizzera per prodotti identici risultano mediamente del 30-35% più elevati rispetto a quelli nei Paesi confinanti, Italia compresa. Questo gap rende lo shopping transfrontaliero particolarmente appetibile per i consumatori elvetici.
In aggiunta, il forte potere d’acquisto svizzero spinge alla ricerca di vantaggi nei paesi vicini: più beni, migliori condizioni e – nel caso dell’Italia – anche un maggiore appeal culturale su moda e pelletteria.
Nuove soglie doganali, nuove dinamiche
Dal 1º gennaio 2025, la soglia di spesa esente da dichiarazione doganale in Svizzera per acquisti privati effettuati all’estero è stata ridotta da 300 CHF a 150 CHF: una misura che avrebbe potuto frenare lo shopping transfrontaliero, ma che sembra aver prodotto effetti inaspettati.
Infatti, i dati di STAMP segnalano un aumento del 34 % delle operazioni sotto i 150 € rispetto al 2024: il cliente svizzero non spende meno, fraziona lo shopping su più negozi. Per i centri commerciali e i negozi di Como e dintorni, ciò si traduce in maggiore affluenza e distribuzione del valore su più attività.
Quali sono le categorie più gettonate?
L’analisi di STAMP mette in evidenza le scelte preferite dagli acquirenti svizzeri:
- Abbigliamento premium e accessori: 45% delle transazioni.
- Calzature di marca italiana: 28%.
- Pelletteria e borse: 18%.
Il vantaggio competitivo dell’Italia: prezzi inferiori del 20-35% rispetto alla Svizzera sugli stessi articoli, senza considerare i benefici fiscali del tax-free.
Secondo gli esperti di STAMP, chi vuole massimizzare l’opportunità offerta dal cliente transfrontaliero dovrebbe:
- Formare il personale sui requisiti del tax-free e sulla normativa per non residenti.
- Garantire chiarezza nella comunicazione dei vantaggi fiscali.
- Considerare l’accettazione di pagamenti in franchi svizzeri, o almeno far capire che il cliente può usare serenamente la propria valuta.
In un’epoca in cui le grandi città puntano a turisti internazionali – americani, asiatici, ecc. – il fenomeno degli acquirenti svizzeri a pochi chilometri dal confine appare come una “mini-invasione” silenziosa ma molto concreta. Per i negozi dell’area di Como e dintorni è un’opportunità reale: uno shopping che arriva da oltre il valico, entra in un negozio, e spesso ne esce con tre borse. Il segreto potrebbe essere guardarsi attorno, capire la dinamica e prepararsi — perché il mercato di prossimità, in questo caso, è proprio dietro l’angolo.


