È stato un settembre in negativo per l’export degli orologi svizzeri che accusano la frenata dalla Cina, dopo una breve tregua estiva. Nel corso del mese, infatti, le esportazioni dei segnatempo elvetici sono diminuite del 12,4% per un valore di circa 1,9 miliardi di franchi, circa 2 miliardi di euro, mentre le importazioni dalla Cina segnano un -50%.
Questo è quanto riportato dalla Federation de l’industria horlogère Suisse ( FH), che specifica come la flessione sia ulteriormente stata determinata dalla debolezza delle vendite in Asia, dove Cina e Hong Kong hanno rappresentato i due terzi del calo e dove i consumi risentono del rallentamento dell’economia, della crisi immobiliare e della disoccupazione giovanile. La Cina è sempre stata un mercato chiave per l’orologeria Svizzera. Nel 2023 rappresentava il 10,3% delle esportazioni totali.
Nei primi nove mesi dell’anno il settore orologiero svizzero ha registrato un calo del fatturato delle esportazioni pari al 2,7% rispetto al 2023. Una flessione delle esportazioni del 7,3% è stata anche registrata nel corso del mese nelle esportazioni degli orologi più costosi, con prezzi superiori ai 3 mila franchi.
Tuttavia i grandi marchi Rolex e Patek Philippe stanno continuando a registrare un aumento nelle vendite.
Per arginare questa situazione di crisi, già annunciata il mese scorso dagli addetti ai lavori, molte realtà orologiere, per salvaguardare la propria stabilità e tamponare il rischio che minaccia i posti di lavoro dei propri dipendenti, hanno iniziato a utilizzare programmi di lavoro a tempo ridotto e sostenuti dal governo.
Girard Perregaux e Ulysse Nardin hanno messo in cassa integrazione circa il 15% dei lavoratori. Anche i fornitori di componenti, come casse, quadranti e bracciali, sono in particolare difficoltà, con le aziende che hanno prolungato le vacanze estive e fatto ricorso alla cassa integrazione.