Maria Grazia Chiuri adorna di candidi bagliori il Museo Rodin, dedicato al celebre scultore omonimo, nonché uno dei pochi angoli della città di Parigi risparmiati dalle fiamme e dalla rabbia dei manifestanti che, ricordando l’omicidio del diciassettenne Nahel M. a Nanterre, stanno ancora sconvolgendo la città.
Un giardino esotico di incanti e meraviglie, realizzato dall’abile scenografa Marta Roberti, è la casa di creature algide ed eteree, avvolte in svolazzanti vesti bianchi: la Paris Haute Couture Week si carica così di un’intensità al limite del sacrale e del mitologico, grazie a ricami dalle fantasie complesse (opera dell’Atelier Chanakya di Mumbai) e a silhouette dal sapore classico e antico, sviluppate in pepli, pieghe e drappeggi.
L’obbiettivo della collezione, come spiega Maria Grazia Chiuri, è “perpetuare il culto della dea, illustrando la forza e la fragilità della femminilità che trascende le epoche e le società“, un’ambizione coerente con la filosofia della direttrice creativa di maison Dior, che prima in India e poi in Messico ha celebrato l’esistenza femminile in ogni sua forma e declinazione.
Cappe dal fascino d’altri tempi si alternano o accompagnano abiti lunghissimi, lineari e di alta qualità sartoriale; gli unici colori ammessi sono bianco, beige, nero, argento e oro, motivo per cui le modelle appaiono come statue di divinità animate, eternamente bellissime e perfette.
Un esercizio di sottrazione per la Chiuri, che carica la collezione di minimalismo anche grazie a tuniche, calzature piatte, abiti a corolla, top in organza e gonne ampie.
“Interpretare la parata della collezione come un rituale contemporaneo è celebrazione di un’idea di femminile forte e fragile, che sostiene e trattiene la comunità che siamo: non dimentica il passato, ci guida verso una visione del futuro fondata sulla cura e la consapevolezza”, ha aggiunto la direttrice creativa.