La capsule collection Andrea Pompilio per Harmont & Blaine nasce da un dialogo tra due entità in apparenza lontane nello spettro della moda, in realtà unite da valori contigui: colore, solarità, una nonchalance decisamente italiana.
Con la precisione di una visione stilistica sintonizzata sul mondo più giovane e metropolitano, Andrea Pompilio offre una lettura insieme coerente e sorprendente dell’universo Harmont & Blaine, parlando ad un pubblico nuovo.
Protagonista è il colore: ricco ma desaturato, esaltato dalla scelta della monocromia e dal lavoro di tintura in capo che crea una unione di materia e nota cromatica dalla perfetta imperfezione. Le silhouette che compongono la collezione sono infatti lavorate, ciascuna, in una sola nuance, dagli abiti agli accessori. Sommandosi, compongono uno spettro cromatico insieme deciso e pacato, nulla affatto garrulo, che va dal giallo al rosso, dal ruggine al castagna, dal verde al blu. Ogni tinta si modula in sfumature singolari a seconda della materia, di come questa reagisce al bagno di colore, traducendosi in una monocromia ricca di sfaccettature, mossa, viva.
Le linee sono morbide. I classici del guardaroba maschile sono riletti nei volumi e nelle lavorazioni. Le camicie, così rappresentative di Harmont & Blaine, hanno volumi over, patchwork allover, oppure sono sezionate e ricomposte. I trench hanno interni a contrasto, i piccoli blouson colli di velluto. Sahariane, anorak, blazer boxy si mescolano a pantaloni affusolati, shorts, scarpe da boxe, berretti da baseball. Le proporzioni inattese suggeriscono un dialogo simbolico tra mondo degli adulti e quello dei più giovani.
I materiali mescolano una mano morbida a intrecci asciutti e battuti: cotone, cotone viscosa, popeline, cotone lino, gabardine e jersey giapponesi. Le sovratinture uniformano lasciando evidente, in tralice, il carattere unico di ogni tessuto.
La collezione è presentata attraverso un video che sottolinea le radici partenopee del marchio, proponendone una lettura gioiosa e inattesa. I modelli si muovono sullo sfondo di Castel dell’Ovo, tra terra e mare, in un gioco continuo di contrasti tra storia del luogo e sorpresa dello stile: una dimensione nella quale il blu delle acque e del cielo, riflesso in una installazione di specchi, diventa contesto e sinonimo di libertà ed energia.