Il settore della moda italiana sta attraversando una fase critica, caratterizzata dalla chiusura quotidiana di 18 negozi di abbigliamento. Secondo Federazione Moda Italia-Confcommercio, nel 2024 si è registrata una flessione media del 4,2% rispetto all’anno precedente, con un saldo negativo di 6.459 punti vendita. Questo trend ha portato alla perdita complessiva di oltre 35.000 posti di lavoro negli ultimi cinque anni.
Le cause di questa crisi sono molteplici. Da un lato, l’aumento del costo della vita ha ridotto il potere d’acquisto dei consumatori, influenzando negativamente le vendite. Dall’altro, la concorrenza delle catene internazionali di fast fashion, come Inditex (Zara), Primark e Uniqlo, ha messo sotto pressione i marchi italiani, sia nel segmento del lusso che in quello più popolare.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla crisi di marchi storici. Ad esempio, Benetton, simbolo del made in Italy, ha annunciato la chiusura di 419 negozi a livello mondiale, inclusi molti in Italia e Spagna, a causa di difficoltà finanziarie e della crescente competizione nel settore della moda veloce.
Di fronte a questa emergenza, Federazione Moda Italia-Confcommercio ha sottolineato la necessità di interventi urgenti per sostenere il settore e prevenire ulteriori chiusure. È fondamentale sviluppare un piano che supporti l’intera filiera della moda, promuovendo l’innovazione, la sostenibilità e la competitività delle imprese italiane nel mercato globale.
In sintesi, la moda italiana, pilastro dell’economia nazionale con oltre 164.000 punti vendita e quasi 300.000 addetti, affronta una delle sue sfide più difficili. Senza misure adeguate, il rischio è una progressiva desertificazione commerciale che potrebbe compromettere un settore simbolo del nostro Paese.